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'Numeri alla mano (ed escluso il primo Mihajlovic) il migliore di tutti: ma anche il più spigoloso e il meno malleabile. L’allenatore che ha portato il Bologna di Saputo a sfiorare l’Europa e insieme il meno incline ai compromessi, in materia calcistica e non' scrive Massimo Vitali sul Resto del Carlino.
Il quotidiano ripercorre gli otto mesi di Motta, non facili. Arrivato a settembre Motta ha fatto 1.5 punti di media a partita, quasi al pari di Mihajlovic nel 2019 quando ne fece 1.76 ed è anche per questo che il Bologna ha deciso di non lasciarlo andare dopo la sfuriata di Lecce. Ma quello di Motta è stato un autunno caldo perché ai primi di ottobre gli fanno visita i tifosi a Casteldebole dopo due sconfitte all'esordio e non è certo amore a prima vista. Motta fa quadrato attorno alla squadra e la protegge. i tifosi non gradiscono i metodo di Motta e l'8 ottobre scattano i fischi del Dall'Ara per il pareggio interno con la Samp con tanto di sostituzione di Arnautovic. Poi arrivano le prime vittorie, ma nell'intervallo del match con il Sassuolo del 12 novembre nasce un diverbio con l'austriaco, per una telenovela che andrà avanti per tutta la stagione. A gennaio Arna si infortuna, poi rientra a spizzichi e bocconi e Motta lo usa col contagocce e in città monta il dibattito. Alla fine il club ordina ai due di parlarsi e di incontrarsi. Si va avanti fino al finale di stagione e la conferenza di domenica, proprio incentrata su Arnautovic e i presunti sbisci interni. Motta poco incline ai compromessi, ma per ora rimane.
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