La settimana da tre partite poteva chiudersi con il sontuoso bottino di 5 punti se Zapata non avesse purgato sia il Bologna che la sua fortuna, il tutto con mezza squadra fuori.
Serve in queste fasi parlarsi chiaro, perché una formazione salva, con l’infermeria piena, il caldo infernale atipico di aprile, la mancanza di motivazioni e una presunta bassissima qualità generalizzata, sarebbe andata a prendere 3 scoppole a Marassi e 2 alla Sardegna Arena, contro formazioni in lotta per un obiettivo. E invece no: le riserve scarse dei titolari scarsi del Bologna hanno tenuto botta. Chissà come mai…
Masina è sopravvalutato, Romagnoli viene dalla B quindi è scarso, Crisetig non è un giocatore da A, Orsolini boh, Nagy chissà, Avenatti pfff, Mbaye boff, insomma tutti impresentabili per una squadra degna di tal nome. E invece tutti quanti si sono mostrati almeno affidabili, non di certo più lavandini incrostati rispetto a colleghi di altre squadre bensì meritevoli di portare a casa punti sia a Genova – contro la Real Sampdoria che di dà dieci piste – sia a Cagliari contro i fenomeni Pavoletti, Cigarini, Padoin e Sau. Si viene addirittura a scoprire che il sacro equilibrio di squadra che solo il perno Pulgar poteva dare ora anche con Crisetig regge. Un solo gol preso, peraltro al 93′, in due partite con l’ex nazionale under 21 in campo. Insomma, proprio sicuri che il materiale tecnico e umano a disposizione del mister sia così derelitto da rendere 39 punti un mezzo miracolo?
Restano allora queste ultime due partite come due indizi a sostegno di una teoria: la rosa del Bologna ha un suo valore e lo mantiene anche con le riserve. Peccato, però, che alcuni giocatori siano stati dimenticati per tanto tempo, rispolverati solo grazie ad un turno infrasettimanale, che di per sé impone turnover, e a una infermeria piena che ha privato il Bologna di un difensore titolare, del regista titolare, della mezzala pseudo titolare e della punta titolare. Praticamente l’ossatura centrale. E così, mentre i critici di Saputo continueranno a considerare Donadoni, bravo in queste ultime due partite, il principale artefice della salvezza, le seconde e terze linee del Bologna mandano segnali chiaro e inequivocabili. Così, mentre i difensori di Donadoni continueranno a parlare di bel gioco nel senso sbagliato – nessuno ha mai chiesto dei giocolieri – si scopre che il Bologna per la sua fascia ha una rosa che tiene botta ma che per tutti risulta scarsa. Scarsi sempre e comunque, a prescindere. Ma la domanda è: una squadra che gioca male, che non tira in porta e che segna poco come ha fatto a stare stabilmente attorno all’undicesimo posto? Mistero…
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