lo spunto

C’è da stare in orecchia

Manuel Minguzzi

Un altro dato significativo ed esemplificativo dello scollamento del Bologna dal concetto di calcio è la prima ammonizione della partita giunta al minuto 92. In pieno recupero. Significa non avere capacità di reazione, mentalità, significa non avere ripudio totale per la sconfitta. E dire che il Bologna non è neanche stato preso a pallate; non è servito alla Juventus alzare i ritmi perché quelli della squadra di Motta erano talmente bassi che anche la seconda marcia juventina sembrava la quinta o la sesta. In sintesi, viene da chiedersi: è cambiato qualcosa rispetto a prima? La squadra resta inerme, non ha sprint, non ha intensità, non ha contrasti vincenti, non ha rabbia, non ha possesso palla, non ha gioco, non ha idee. E se Motta può ancora godere di qualche attenuante, cioè il tempo, i giocatori non ne hanno più. In sintesi, siamo sicuri che il Bologna abbia davvero così tanto talento? Siamo sicuri che il parco giocatori abbia davvero così tanto materiale da valorizzare? Il 2022 di fatto parla chiaro e denota un Bologna tra le peggiori tre della Serie A per gioco, rendimento e numeri. La partita di Torino non ha fatto altro che proseguire su questo solco di anonimato, di un ectoplasma amorfo e senza spina dorsale per poter stare in piedi di fronte ad avversari più tenaci. Il Bologna di oggi si muove lentamente in campo e in classifica, quasi strisciando con il ritmo di una lumaca. Vi ricordate il film Turbo? La lumaca più lenta del mondo che cade in un motore spinto a N2O e magicamente diventa velocissima. Ecco, oggi il Bologna è Turbo in attesa del suo protossido di azoto.