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Bologna, mercato di riparazione o di costruzione?

In questa stagione il tifo rossoblù si è diviso in due fazioni: una (più rappresentata) che crede che la squadra non vada affatto bene e che sia necessario rinforzarla in più ruoli, anche solo per raggiungere...

Marco Francia

In questa stagione il tifo rossoblù si è diviso in due fazioni: una (più rappresentata) che crede che la squadra non vada affatto bene e che sia necessario rinforzarla in più ruoli, anche solo per raggiungere l’obiettivo minimo della salvezza, e una seconda (minoritaria) la quale pensa invece che il Bologna di questa stagione possa salvarsi senza alcun cambiamento, convinti che esistino tre squadre meno forti di noi. Personalmente ritengo che la verità stia nel mezzo. Sono convinto che questa squadra possa comunque salvarsi, nonostante non abbia un primo portiere, un terzino sinistro di ruolo (e uno destro di qualità) e un centrocampista che sappia far girare la squadra. Inoltre ritengo altresì opportuno rivoltare l’attuale rosa come un calzino. Perché? Beh, la prima ovvia considerazione è che non è possibile che una squadra che lotti per la salvezza abbia un monte ingaggi come quello del Bologna: non si può essere la settima squadra di Serie A per spese ed ambire esclusivamente a non occupare le ultime tre posizioni della classifica. Così non va, c’è poco da fare. Non so voi, ma se io avessi una Panda che consuma come una X5 la porterei immediatamente dal meccanico. Per questo fa bene la società a sfoltire la rosa, anche perché, come ha già avuto modo di ribadire, il mister fatica a gestire una rosa di 30 e più giocatori. Se Guaraldi e Zanzi riuscissero a liberarsi di quei 6-7 giocatori di troppo, che Pioli non ritiene utili alla causa rossoblù, sarebbe già un bell’obiettivo raggiunto, non abbastanza, però, per ritenere il mercato di gennaio sufficiente. Come minimo serve un portiere, (un primo portiere, non Rosati per intenderci), e la soluzione Viviano, per quanto provvisoria, andrebbe più che bene nonostante questo Viviano non sia lo stesso di un paio di stagioni fa. Agliardi è un ottimo secondo, ma da titolare non può giocare, anche perché è incapace di dare fiducia al reparto difensivo: senza piena fiducia nel proprio portiere, una squadra non può rendere al 100 per cento. Servirebbe inoltre un centrocampista di qualità, capace di far rendere al meglio la squadra in tutte e due le fasi, ma qui il discorso si complica maledettamente, perché trovare un giocatore con queste caratteristiche, a buon mercato e di sicuro affidamento non è affatto semplice, specie se la disponibilità economica è pressoché nulla. Parlando chiaro, se dobbiamo prendere un altro Pazienza, stiamo benissimo così. Se riuscissimo a sistemare anche solo questi due ruoli, tutta la squadra ne trarrebbe immediato beneficio e quegli stessi giocatori che fino ad oggi hanno dato 5, domani darebbero almeno 6. Una società decente, a mio avviso, si dovrebbe muovere così, per correre meno rischi possibili, almeno per quest’anno, e per cercare di valorizzare il più possibile quel poco che c’è a disposizione. Una società seria, poi, guarderebbe un po’ di più al futuro, perché le prospettive per la prossima stagione, anche dovessimo riuscire a salvarci in questa, sarebbero tutt’altro che rosee. Molti giocatori, infatti, sono in scadenza di contratto, oppure in prestito (e su questi, difficilmente, la società eserciterà il diritto al riscatto, se previsto). Almeno un paio di essi (Perez e Gilardino, per intenderci, ma anche Gabbiadini) sono determinanti, fondamentali, imprescindibili. Se si decide di non puntare su di loro per la prossima stagione (scelta discutibilissima ma che si può anche fare), bisogna già avere sul taccuino almeno un paio di nomi in grado di sostituirli più che degnamente e ad un costo accettabile per le aride casse rossoblù. Impresa ardua, titanica quest’ultima, specie per una società che definire poco brillante è eufemistico, quindi pensare alla riconferma del Gila e del Ruso sembra essere la soluzione migliore. Liberarsi di tanti giocatori, d’altro canto, darà la possibilità alla dirigenza di ricostruire una squadra venuta su male, o almeno non bene. Quello di gennaio da semplice mercato di riparazione, diventerebbe anche di costruzione, perché (e la società deve averlo più che mai chiaro se l’anno prossimo non vogliamo trovarci in brutte acque) prima del centro tecnico c’è una squadra (la nostra) che deve essere costruita.