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Da New York: Tacopina fa causa a Saputo

A dispetto del motto “We are One”, c’è aria di burrasca in seno alla società rossoblù. Fra Joe Tacopina e Joey Saputo, ai ferri corti da tempo, si prospetta pure una battaglia legale. Stando a quanto riportato da un documento depositato...

Manuel Minguzzi

A dispetto del motto “We are One”, c’è aria di burrasca in seno alla società rossoblù.

Fra Joe Tacopina e Joey Saputo, ai ferri corti da tempo, si prospetta pure una battaglia legale. Stando a quanto riportato da un documento depositato il 10 settembre 2015 presso la Corte Suprema del distretto di New York, il temibile avvocato americano - attraverso il proprio studio legale Tacopina & Seigel - ha presentato una Ingiunzione Preliminare e un Ordine restrittivo Provvisorio contro l’attuale Chairman del Bologna Saputo. Alla chiusura dell’acquisto ad ottobre, Tacopina deteneva il 63% delle quote, mentre la Free 2 be (holding di Saputo) possedeva il 25%, il resto era in mano ad altri soci di minoranza. Da quanto trapela dal documento, i rapporti divennero tesi fin da subito quando Saputo, secondo Tacopina, espresse il desiderio di acquisire la maggioranza del club. Non si fa menzione delle fideiussioni non presentate dal presidente, documenti chiesti a garanzia dalla vecchia proprietà per la cessione definitiva del club. Da qui la crisi, perché la cronaca cittadina ci ha raccontato di un Tacopina costretto alla resa e alla cessione della maggioranza del club a Saputo, con conseguente modifica degli accordi originali. Bisogna risalire agli incontri avvenuti a New York tra il novembre e il dicembre del 2014, quando l’avvocato newyorchese e il chairman canadese si riunirono per ridefinire gli accordi societari all’interno della controllante del Bologna Calcio. I nuovi accordi, ottenuti dopo diversi colloqui, prevedevano la salita dal 25.31% ad una quota superiore al 50% da parte di Joey Saputo, mentre Tacopina sarebbe sceso dal 63% ad una quota non inferiore al 30%. Saputo si sarebbe impegnato a finanziare il Bfc e non avrebbe eroso il 30% in mano a Tacopina per non estrometterlo dalla controllante, con il presidente che avrebbe percepito un compenso per il suo ruolo societario (350mila euro in B, 800mila in A più bonus da 400mila euro). Compensi alla quale ha rinunciato, o meglio, consentendo l'inizio dei pagamenti a partire dal primo di luglio. Questa la tesi della parte querelante. I rapporti si incrinano, fino ad arrivare ad un aumento di capitale di Saputo da 15 milioni di euro nella controllante (attraverso un iniziale prestito) coprendo il finanziamento e garantendo denari al Bologna Football Club. Questo aumento, di fatto, erode le quote di Tacopina che precipitano al 13% non avendo il presidente partecipato al rilancio, pur essendogli stata concessa l'opportunità. Questa quota lo escluderebbe anche dalla sua carica di presidente, un aspetto che un legale del team di Saputo fa presente alla controparte. Glielo dice chiaro e tondo Saputo, correndo anche il rischio di una causa che, puntualmente, arriva. Con questo aumento di capitale made in Saputo, Joe Tacopina, dal primo settembre, è sostanzialmente privo della sua carica di presidente. Intercorrono mail di avvocati, documenti riportanti accordi e contratti stipulati. Parte la guerra presso la corte suprema di New York. L'aumento di capitale, dunque, risulta essere una mossa poco gradita a Joe, il quale accusa Joey della rottura degli accordi optando per le vie legali, una causa di 5 milioni di euro oltre alle spese. Ora la rottura c'è, non è più polvere sotto il tappero, siamo di fronte ad atti formali con team di avvocati in ballo. Tacopina ha mosso il primo passo, ci si attende la decisa risposta di Saputo che, dal canto suo, avendo investito nel Bologna, cerca di amministrare come meglio crede la società; forte dei capitali immessi. E' di nuovo guerra in seno al Bologna, presidente (ormai ex) contro chairman. Il primo round è partito.

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