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Donadoni: «Speravo di fare più punti. Da Destro voglio più cattiveria»

«Bene M'Baye e il centrocampo. Il bottino di gol di Giaccherini inizia a essere importante, ma da lui mi aspetto più continuità; e tutta la squadra deve imparare a correre meglio e a sfruttare a dovere tutte le situazioni di gioco».

Marco Francia

È un Roberto Donadoni complessivamente soddisfatto quello che si presenta in sala stampa al termine di Bologna-Fiorentina. Qualche recriminazione c'è, viste anche le tante - troppe - problematiche dell'ultima settimana, ma la risposta data dai giocatori chiamati in causa per il derby dell'Appennino è stata certamente positiva. La sorpresa più gradita è rappresentata da Ibrahima M'Baye ed è proprio dalla prestazione dell'esterno senegalese che parte l'analisi della partita del mister rossoblù: «Oggi Ibra ha fatto buona partita dal punto difensivo, ma in fase di proposta, proprio perché lui ha anche le qualità organiche per poterlo fare, deve essere un po' più partecipe. A volte invece si assenta, o non si propone nella maniera giusta, e questa deve essere una convinzione che lui deve riuscire ad acquisire per poter fare il salto di qualità. Anche gli altri hanno dato tutti risposte positive. Di fronte c'era veramente una grande squadra, concederle così poco significa fare una prestazione di spessore».

Prestazione ancor più positiva, considerando che, oltre alle assenze per squalifica di Oikonomou e Ferrari e a quelle per infortunio di Mirante e Rossettini, nell'immediata vigilia della partita si sono aggiunti un paio di problemi: «Diawara aveva quasi 38 di febbre, anche se non lo sapeva, meglio, non glielo abbiamo detto (ride, ndr). Maietta ha giocato in condizioni non perfette; già alla fine tempo, mi ha stupito per quello che aveva fatto e per come potesse essere ancora in campo; pensavo quasi di doverlo sostituire e invece ha tenuto fino alla fine. Masina stamattina aveva 38 e mezzo di febbre. Tutte cose, insomma, che dimostrano che sono dei ragazzi che hanno una volontà ferrea. Capisco che sia difficile, ma anche quelli che hanno un po' meno spazio devono capire che solo attraverso questo tipo di atteggiamento possono trovare spazio».

Donadoni non è soddisfatto, invece, dalla prestazione del proprio attaccante principale: «Destro può fare decisamente meglio di quanto fatto oggi. È vero che aveva di fronte degli avversari di grande spessore e solidità, però, a prescindere da quelle che sono le sue qualità tecniche, Mattia deve fare questo ulteriore sforzo, deve metterci più incisività, determinazione e cattiveria agonistica che è quella che gli manca e che gli farebbe fare veramente un grande salto di qualità. E' una cosa che insisto nel dirgli, forse per farglielo capire davvero dovrei iniziare a marcarlo io, con le cattive».

Nonostante il gol, nemmeno Giaccherini ha convinto al 100% Donadoni: «Fare gol è importante, ma i giocatori devono essere nella partita sempre nei 90 minuti, devono determinare sia quando hanno la palla chee quando non ce l'hanno. Anche nel caso di Emanuele, che credo abbia raggiunto un bottino di gol importanti, la partenza è stata un po' in sordina, è entrato in gioco poco nella parte iniziale ed era poco lucido nella scelta della giocata da fare. Tutto questo lo ha condizionato un po' e spesso ha perso dei palloni che, per uno che gioca nel suo ruolo e che ha le sue qualità e le sue potenzialità, diventano controproducenti. Fortunatamente poi è riuscito a fare gol e questo è riuscito a incrementare il suo apporto in fase offensiva, ma ciò non toglie che anche lui deve riuscire a trovare più continuità nell'arco 90 minuti».

Decisamente positiva, invece, la prestazione della linea mediana: «Donsah ha fatto un'ottima partita, come tutto il centrocampo: è stato bravissimo Diawara, come è stato bravissimo Taider, che ha corso, ha speso, ha lottato, ha portato avanti palloni. Forse anche per questo, sia Donsah chee Taider hanno perso un po' di lucidità nel finale, per la stanchezza e per la grande voglia di fare, di determinare, mentre anche nella fatica bisogna saper ragionare e gestire il momento. Sono ancora giovani, è un aspetto che posso ancora migliorare, come devono migliorare gli esterni d'attacco, credendo un po' di più in sé stessi e sapendo che possono determinare al di là del valore degli avversari».

Un po' di amaro in bocca, comunque, rimane, anche perché la sensazione è quella di non essere riusciti a sfruttare nel migliore dei modi la superiorità numerica gentilmente concessa da Mati Fernandez: «Ho cercato di inserire giocatori come Floccari, Brienza e Constant, che potessero dare ulteriore spinta e qualità in avanti. A volte capita che sei 10 vs 11 e pensi di risolvere le cose da solo, mentre devi essere ancora più bravo a muovere la palla velocemente, perché è proprio attraverso il movimento del pallone che puoi ritagliarti quegli spazi per incidere e far male agli avversari. A volte, invece, non hai questa lucidità e non è facile trasmetterla da fuori a dentro il campo. Oltrettutto c'era Donsah che, un po' perché aveva zappato, un po' perché aveva i crampi, non era al meglio e bisognava cercare di mantenere un certo equilibrio, ma tutti ci hanno messo grande volontà e questa è la cosa fondamentale».

L'analisi del mister si allarga sui meriti e i limiti evidenziati dal Bologna nel corso dei 90 minuti: «Sappiamo benissimo che, quando affrontiamo squadre di una certa levatura tecnica e anche di una certa forza fisica come la Fiorentina, dobbiamo assolutamente esprimere dei valori di intensità notevoli. E' chiaro che questi non bastano se non c'è anche un'organizzazione di gioco di un certo tipo. Da questo punto di vista siamo stati bravissimi; certo, si può fare ancora meglio, ma c'è stata grande disponibilità, grande duttilità e capacità nel saper leggere le situazioni. Non siamo stati bravissimi invece nel ripartire, nell'avere quella tranquillità nel saper gestire la palla sulla trequarti, che poi può innescare la giocata e l'occasione che può impensierire la squadra avversaria. Lì siamo un po' mancati, soprattutto nel primo tempo, poi nel secondo siamo andati meglio, anche grazie a qualche spazio in più dovuto alla superiorità numerica. La cosa fondamentale è avere una squadra che abbia questo tipo di disponibilità. I dati dicono che siamo la squadra che corre più di tutte le altre; correre è importante, ma dobbiamo anche saper correre bene, perché se corri soltanto per il gusto di correre, rincorrendo soltato, è poco remunerativo e tutto diventa più difficile. Quando invece tu hai la palla e corri, allora c'è anche più gusto, più soddisfazione e diventa tutto un concatenarsi di cose positive, che ti permette di soffrire di meno, soprattutto contro squadre di alto livello».

Come ripetuto più volte nei giorni scorsi, quella appena conclusa era una settimana da cui Donadoni si aspettava determinate risposte; risposte che, sentendo il mister, sono arrivate solo in parte: «Onestamente mi aspettavo qualcosa di più in termini di risultati, non lo nego, però bisogna fare i conti con quella che è la situazione reale: abbiamo avuto tanti problemi, per di più con poca possibilità di manovra viste le tante partite in poco tempo».