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Una società differente, il mea culpa da cui ripartire

Lo so, la maggior parte di voi leggendo questi miei pensieri avrà voglia di mandarmi a spendere ma forse in cuor vostro, sapete che esistono diverse versioni della stessa storia e questa è la mia. di Rosanna D'Atri

Redazione TuttoBolognaWeb

Domenica ero lì anch’io e come voi, ho tirato giù tutti i Santi del calendario ogni volta che il sig. Maresca inghiottiva il fischietto piuttosto che usarlo. Come voi, ho lasciato che l’indignazione per l’ennesimo arbitraggio discutibile mi togliesse la lucidità per continuare a supportare i giocatori che stavano vivendo un momento difficile. Le persone accanto a me continuavano a ripetere le frasi classiche come un mantra cui è difficile sottrarsi quando si è offuscati, a ragione se ci focalizziamo sul fischietto di cui sopra e nessuno, è riuscito a placare quel turbinio di emozioni negative. Domenica, doveva essere tutt’altro tipo di giornata, una festa a cui 20.000 persone avevano deciso di partecipare, un insieme di emozioni che tutto dovevano essere tranne che negative ma si sa, le emozioni non le puoi controllare e quando non c’è neanche lo spettacolo tutto si trasforma in un lamento continuo.

Ognuno di noi ha la sua visione delle cose, c’è chi dice che il Genoa ha meritato e tenuto il pallino del gioco in mano, c’è chi dice che il Bologna ha perso troppi palloni, chi sostiene che il nervosismo non controllato da chi il potere di controllo lo ha, abbia dato vita alla sfilza di rossi e gialli ma soprattutto, c’è chi sostiene che è una vergogna trattare così una società come il Bologna e per giunta alla vigilia dei suoi 107anni. Questo è il punto su cui vorrei fare la vera riflessione. Ogni volta che ci sentiamo derubati di un diritto, calcistico in questo caso, il termine di paragone usato con cui chiediamo rispetto a mio avviso, è ancora più avvilente. “Saputo sarà meglio che inizi a farsi sentire in Lega”, “I poteri forti sono sempre quelli”, “Tizio e Caio hanno sborsato alla grande”, “Sarà meglio che si trovi un modo per contare di più anche noi” e potrei dilungarmi all’infinito. A questo punto mi chiedo: perché continuiamo a pretendere rispetto attraverso azioni compiute da persone che il rispetto non hanno idea di cosa sia? Perché inneggiamo alla vergogna per gli scandali degli ultimi decenni nel calcio italiano e poi, chiediamo alla dirigenza di turno di battere cassa in Lega? Perché vogliamo comportarci come si comportano quelli contro cui lottiamo quotidianamente chiedendo trasparenza? Lo so, le risposte a queste domande presuppongono una presa di coscienza ed è esattamente quello che auguro a tifosi e società perché dopo 107 anni, il Bologna è ancora lì a lottare senza macchia e con orgoglio, mostra una bacheca pulita.

Abbiamo l’occasione di essere diversi e di chiedere il rispetto che meritiamo attraverso azioni che non siano uguali a quelle di chi lo sport lo rovina, abbiamo l’occasione di essere rappresentati da veri SIGNORI e non da signorotti che battono cassa, abbiamo l’occasione – come nel caso di Gastaldello – di fare mea culpa e ripartire perché siamo e possiamo continuare a essere una società differente.

Il quinto posto in classifica lo abbiamo guadagnato, non chiesto e ottenuto con i giochi di potere.