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Savoldi al Qs: “Per freddezza Destro ha qualcosa in più di Higuain, il Bologna può fermare il Napoli”

Ex di Bologna e Napoli e attaccante di riferimento negli anni Settanta, Giuseppe Savoldi ha raccontato al QS le proprie impressioni sulla gara di domenica e, in particolare, sulla sfida Destro-Higuain.

Redazione TuttoBolognaWeb

Ex di Bologna e Napoli e attaccante di riferimento negli anni Settanta, Giuseppe Savoldi, detto "Mister due miliardi", per il costo del suo trasferimento dall'Emilia alla Campania, ha raccontato al QS le proprie impressioni sulla gara di domenica. Da cannoniere di razza (quindicesimo nella classifica "all time" della Serie A) l'attenzione non poteva che essere rivolta alla sfida fra Destro e Higuain, che animerà il mezzogiorno di fuoco del Dall'Ara.

"Bel confronto, anche perché Destro è in ripresa. Ma ha 24 anni e deve completare la sua formazione. Invece Higuain è tra i primi cinque numeri nove del mondo: al momento in Italia è il più forte e completo - afferma Savoldi -. Ha un feeling straordinario coi compagni, che riescono a capire in anticipo i suoi movimenti. Se Destro giocasse a Napoli segnerebbe di più, anche perché per freddezza pura Mattia ha qualcosa in più dell'ex Real: non a caso, a Roma, pur giocando poco, aveva una media realizzativa invidiabile". 

"Beppegol" si concentra poi più specificatamente sulla partita, alla quale il Bologna arriva dopo la brutta prestazione di Torino. Altra storia rispetto al Napoli, che al San Paolo le ha suonate all'Inter, conquistando la vetta solitaria. "La squadra di Sarri è in salute mentale e fisica e ha una carica notevole: sulla carta ci sono due reti di differenza. Il campo però potrebbe dire qualcosa di diverso: secondo me i rossoblù una speranza di fare il colpaccio ce l'hanno. Il rischio per il Napoli - continua Savoldi - è che possa prendere l'impegno sotto gamba o con eccessiva spensieratezza". 

Infine una battuta sui due allenatori, di cui uno, Donadoni, è stato compagno di Savoldi nel suo ultimo anno da calciatore a Bergamo. "Roberto aveva 19 anni quando esordì nell'Atalanta e già era chiaro che fosse un fenomeno: a livello di testa, prima ancora che tecnicamente. E quell'intelligenza non l'ha mai persa. Lo sta dimostrando a Bologna, perché ha capito le qualità degli uomini a disposizione e ha saputo esaltarle. Una caratteristica che ha anche Sarri, che reputo molto simile a Donadoni. Chi li scopre solo ora è perché non è stato attento prima".