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Pagliuca: “La retrocessione col Bologna è stata la più grande delusione della mia carriera”

La prima parte dell'intervista del Resto del Carlino a Pagliuca.

Redazione TuttoBolognaWeb

L'ex portiere rossoblu Gianluca Pagliuca domani taglia il traguardo dei cinquant'anni, per l'occasione il Resto del Carlino lo ha intervistato e lui ha ripercorso la sua carriera tra Sampdoria, Inter e Bologna.

Ecco le sue parole: "Cinquanta! E sono volati. Mi sembra ieri che salivo col borsone sulla corriera per andare ad allenarmi a Casteldebole. E la sera, quando riuscivo, Vertigo, Ciak e Living: in discoteca con gli amici. Scrivete pure: voglia di studiare zero. Il calcio, invece, mi ha preso fin da cinno. Ero bravino in porta, ma me la cavavo anche fuori: per questo qualche volta facevo il portiere e qualche volta l’attaccante. I miei primi allenatori furono Schincaglia, Maccagni, Zanni e Bellotti. Poi un bel giorno hanno deciso che non dovevo più spostarmi dai pali ed è stata la mia fortuna".

Con la Samp la gioia più grande in carriera: "La gioia più grande è stato lo scudetto con la Samp. Per tre notti non ho chiuso occhio: mi sembrava di camminare sulla luna. La finale di Coppa Campioni? Fino a quel momento avevo parato l’impossibile: ma quel destro fu veramente imparabile. Da quella volta Koeman non l’ho più rivisto. Se succedesse gli stringerei la mano e gli direi che quella notte mi diede un grande dolore".

La sua delusione più grande l'ha invece vissuta con la maglia del Bologna: "La retrocessione in B col Bologna nel 2005. Da capitano, dopo che avevamo chiuso la stagione con la quarta miglior difesa della serie A. Pazzesco. La mazzata ce la diede Calciopoli: e più di tutti la Juve. Ecco, la Juve in carriera mi ha tolto un pezzo di vita e almeno un trofeo. Non ho mai ingoiato il rospo del rigore negato da Ceccarini per il fallo di Iuliano su Ronaldo in quello Juventus-Inter del ‘98. Quando sento gli juventini che fanno le vittime, mi sale la rabbia".