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Juventus-Bologna, l’amarcord

Redazione TuttoBolognaWeb

La prima vittoria del Bologna in casa della Juventus arrivò il 1° febbraio del 1948, grazie ad un gol dell'attaccante Mario Gritti, che tra tutte le casacche indossate dedicò la maggior parte dei suoi anni di carriera proprio a quella rossoblù (1947-1952), collezionando 108 presenze e segnando 23 gol.

Ma non è solo questo storico primo successo in casa bianconera a segnare quella stagione: essa fu l'unica che contò un abnorme di ben 21 squadre e, siccome fu mantenuta la tradizionale formula dell'andata e del ritorno, si decise, visto la disparità della quota, di far riposare una squadra a giornata.

Tutto questo fu dovuto al ripescaggio, per motivi patriottici, della Triestina, la cui città d'appartenenza, in quegli anni turbolenti a seguito della fine del secondo conflitto mondiale, era stata al centro di contese violente partite addirittura a guerra in corso: si ricordano, come simboli di quegli eccidi, il campo di sterminio nazi-fascista nella Risiera di San Sabba e le Foibe da parte dell'esercito jugoslavo comandato da Tito. Si dovette attendere il 5 ottobre 1954 col "Memorandum di Londra" per ripianare lo scontro e il "Trattato di Osimo" del 10 novembre 1975 per appianare definitivamente ogni velleità da ambo le parti.

Trattando, invece, gli aspetti puramente sportivi, dobbiamo anzitutto precisare che in quegli anni si stava perfezionando quel sistema di concorso a premi che passerà alla storia con il nome di "Totocalcio" (inizialmente si chiamava SISAL). All'epoca il concorso prevedeva il pronostico esatto di 12 risultati per vincere, dalla stagione 1950-1951 fu aggiunto il tredicesimo, che fece nascere la famosa esclamazione "ho fatto tredici!".

Purtroppo la stagione fu segnata anche da un tentativo di illecito sportivo: il Napoli, che aveva disputato una pessima stagione, era stato condannato per aver cercato di truccare la partita con il Bologna; oltre a ciò, la società partenopea aveva presentato ricorso per presunti torti arbitrali all'ultima giornata con Inter-Napoli, mentre la Salernitana per la gara contro la Roma.

Entrambi i ricorsi furono respinti, le retrocessioni sul campo confermate e gli azzurri campani, riconosciuti colpevoli del reato di tentata corruzione, furono declassati all'ultimo posto.

Furono inflitte squalifiche ai seguenti calciatori: 3 mesi per Bruno Arcari, 2 a Sauro Taiti e 1 mese a Gino Cappello, tutti del Bologna. Squalifica a vita, invece, per Luigi Ganelli (che in seguito verrà ridotta a 3 anni) e 2 mesi per Carlo Barbieri, mentre fu inflitta l'inibizione a vita per il presidente del Napoli Giuseppe Muscariello (che verrà successivamente riabilitato) e per l'ex calciatore (e bandiera) Paulo Innocenti, oriundo di origini brasiliane.

Per il resto, lo Scudetto andò al grande Torino, lo squadrone galattico che restituì al calcio italiano, uscito distrutto dalla guerra, il proprio prestigio, nonchè il morale ad un popolo che stava ricostruendo la propria storia dalle rovine e dalle macerie. Inoltre fissò un nuovo record per la Serie A, sulla vittoria con il massimo scarto: il 2 maggio del 1948 colarono a picco l'Alessandria con un 10-0 mai più ripetutosi nella storia della massima categoria.

Ma non fu l'unica perla regalata al proprio pubblico, i granata le "suonarono" a chichessia:

7-1 in trasferta alla Roma e medesimo punteggio in casa contro la Salernitana, 6-0 a Lucchese e Triestina, 5-0 alla Fiorentina e all'Inter, 5-1 al Bari sul suo campo e stesso risultato (casalingo) contro il malcapitato Bologna e, per finire, 4-0 al Napoli e al Vicenza. L'attacco stellare del Toro produsse ben 125 reti, un qualcosa di prodigioso e che fa ben capire quanto sia stata formidabile quella squadra.

Sotto il Torino arrivarono rispettivamente Milan e Juventus, la ripescata Triestina fu quarta mentre il Bologna giunse ottavo.

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