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Il ‘Peggiorissimo’ di Marzo: Carlo Tavecchio

Fra tutti i bocciati di marzo della nostra rubrica settimanale I Migliori e i Peggiori, non possiamo esimerci dall’eleggere il “Peggiorissimo” del mese. Il premiato (si fa per dire) è il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio.

Franco Cervellati

C’era una volta una Federcalcio che allevava in casa i Commissari Tecnici della Nazionale. Erano i tempi di Ferruccio Valcareggi, di Enzo Bearzot, di Azeglio Vicini. Tempi lontani, d’accordo, ma caratterizzati da tecnici al di sopra delle parti, cresciuti a Coverciano con l’aureola Azzurra in testa e non coinvolti direttamente nelle beghe quotidiane del campionato. Non avevano parentele strette con procuratori, non strizzavano più di tanto l’occhio a direttori sportivi, arbitri e sottobosco calcistico vario, non venivano rinviati a giudizio per oscuri casi sotto inchiesta. Si dedicavano ad un bene comune come la Nazionale di calcio e certamente guadagnavano meno di molti loro colleghi con stemma sociale sulla tuta. C’erano una volta anche altri dirigenti, a dire la verità, ed è proprio qui il punto: il continuo decadimento delle istituzioni (non solo sportive, s’intende) ha portato a stravolgere il ruolo e l’immagine stessa del Cittì: serve il nome di grido, servono gli sponsors che garantiscano ingaggi da capogiro. Serve l’allenatore di successo che trasferisca carisma e potere mediatico in un ambiente che, ogni tanto, si risveglia dal letargo e per qualche settimana accomuna speranze e delusioni di tutti gli italiani. Poi ricade nel dimenticatoio fino alla successiva scossa. E, parlando di dirigenti federali, che cosa è arrivato a fare l’attuale presidente Tavecchio per consentire al non memorabile Conte di uscire dal garage-Nazionale? Una delle cose più scorrette che si possano pensare nel mondo del lavoro, cioè cercare di strappare ad un’azienda un dipendente sotto contratto e solleticarlo ad andarsene a suon di soldoni. Come dire: “Caro Donadoni, che stai a fare al Bologna?

Certo, stai allenando proprio bene, la società conta su di te per costruire qualcosa di importante nei prossimi anni. Sciocchezze: lascia tutto e vieni a difendere l’orgoglio nazionale, sei la persona adatta. Beh, si, il tricolore l’hai già difeso e pure bene; è vero, poi ti abbiamo trattato da schifo, ti abbiamo dato un calcio nel sedere e abbiamo richiamato l’eroe Lippi. Vabbè, cose che capitano”. A me però viene naturale chiedermi perché Tavecchio abbia pensato a Donadoni e non, ad esempio, ad Allegri o a Sarri. Forse quelli non si toccano perché hanno contratti blindati con grandi club? E Donadoni non ha un contratto fino al 2018? Sull’argomento Joey Saputo ha detto la sua, con la solita semplicità: innanzitutto se desideri strapparmi l’allenatore devi prima venire a chiederlo a me. Infatti anche al Chairman sono giunti i rumors che davano Donadoni già contattato da un emissario della Figc. In secondo luogo Saputo dice quasi banalmente: Donadoni qui ha un contratto e qui resta. E allora cosa rimane da fare a Carlo Tavecchio? Per non scocciare altre società con Mister sotto contratto, gli consiglio di ripiegare, ohibò, sulla vecchia e obsoleta soluzione interna: un tecnico federale, forse quel Di Biagio che si è fatto le ossa con un’ottima Under 21. E la smetta di rompere le scatole a bravi allenatori che stanno cercando di fare buone cose in squadre (per ora) fuori dai grandi giri.

 

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