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Grinta e serenità, quando un allenatore può cambiare senza stravolgere

Due gli aspetti su cui cercherà di agire il nuovo mister: pericolosità offensiva e mentalità dei giocatori. Piccoli-grandi accorgimenti per migliorare ciò che non ha funzionato.

Manuel Minguzzi

"Non è il momento di rivoluzionare tutto, i giocatori hanno bisogno di certezze". Lo ha detto chiaro e tondo ieri Roberto Donadoni durante la sua prima conferenza stampa da allenatore del Bologna, perché con soli tre giorni per preparare una partita delicata come lo scontro diretto con l'Atalanta stravolgere tutto, far perdere punti di riferimento ai giocatori, creare confusione, può essere la via più breve per ciccare il debutto. Col tempo, certo, la sua filosofia di gioco prenderà piede, ma nell'immediato l'allenatore bergamasco è chiamato ad apportare qualche correttivo rimanendo però nel solco già tracciato in precedenza. Questo non significa lasciare tutto immutato, ma nel breve periodo cercare di migliorare quello che prima non funzionava. L'idea di Donadoni è stata chiara: dobbiamo riempire l'area. Si agirà su questo, perché il Bologna di Delio Rossi collezionava una serie impressionante di attaccanti di contorno (quelli che girano fuori dall'area) e ne lasciava uno solo nel cuore della difesa avversaria, un aspetto che evidentemente non trova in sintonia il nuovo mister. Il primo cambiamento tattico sarà dunque questo, inserire una punta in più. In difesa e a centrocampo forse cambierà qualche interprete ma difficilmente vedremo soluzioni estremamente diverse, invece in attacco occorre una netta inversione di tendenza e il nuovo tecnico, capendo la difficoltà del Bologna di rendersi pericoloso, ha deciso subito di intervenire dove più ce n'era bisogno. Mancosu? Acquafresca? O una seconda punta di movimento? Non lo sappiamo con certezza, l'unica cosa certa è che - finalmente - vedremo sempre almeno due uomini rossoblù dalle parti della porta, raddoppiando, di fatto, le possibilità di fare gol.

E poi? Tanta psicologia. La squadra è fragile, bisogna toccare le corde giuste. Un allenatore da strigliata avrebbe potuto rompere definitivamente ogni appiglio psicologico dei ragazzi, Donadoni invece può riportare serenità, calma e al tempo stesso grinta e determinazione. C'è bisogno di stimoli ma anche di autostima, e forse il nuovo mister ha il carattere giusto per usare la carota e il bastone, il divertimento e la professionalità. Perché in fin dei conti il calcio è un gioco e si rende meglio se l'animo è sereno e spensierato. Non lo può essere ora con il Bologna terzultimo e staccato quattro lunghezze dalla salvezza, ma può iniziare a farlo in maniera propedeutica verso la risalita che passa forse più dalla mentalità che dai moduli, più dall'animo che dalla tecnica. La difesa ha preso troppi gol, il centrocampo non sempre ha offerto qualità, ma è l'attacco il vero cruccio del Bologna che vede in Mattia Destro un bomber spuntato. Donadoni, prima che sugli altri reparti, cercherà di ridare dignità offensiva al Bologna, perché tutto sommato, nelle ultime partite, le occasioni da rete non sono mancate. Peccato non siano state concretizzate.