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Genoa-Bologna, l’amarcord

Redazione TuttoBolognaWeb

Il primo incontro ufficiale tra Genoa e Bologna in Serie A avvenne il 22 dicembre 1929 e vide l'affermazione dei padroni di casa liguri, che allora si chiamavano "Genova 1893" per 2-0 con le reti di Ottorino Casanova (65') ed Elvio Banchero (68'). All'epoca la squadra del "Grifone" si chiamava "Genova 1893" e nelle sue fila contava campioni del calibro di Virgilio Felice Levratto, cannoniere amato dal grande giornalista Gianni Brera, il quale mai nascose in vita il suo amore per i "zeneis" grazie anche alle prodezze di questo giocatore, che con il suo potente sinistro lasciava partire tiri così potenti i quali, in alcuni casi, sfondavano addirittura la rete! Militò nel Genoa dal 1925 al 1932, offrendo il meglio di sé con 84 reti in 188 incontri, finendo così nel giro della Nazionale, con la quale conquistò la Coppa Internazionale nel 1930 (presente in quattro gare) e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi olandesi di due anni prima, ove disputò tutte e cinque le gare, segnando 4 gol così distribuiti: uno alla Francia (primo turno, 4-3 finale), doppietta contro la Spagna (ripetizione del quarto di finale, 7-1 dopo l'1-1 della precedente partita) ed uno all'Uruguay (semifinale persa 2-3); fu presente anche nella "finalina" contro l'Egitto (vinta con uno stratosferico 11-3). In totale scese in campo 28 volte andando a rete 11.

In un ruolo completamente opposto, ma entrato di diritto nella storia del club ligure, c'era il portiere Giovanni De Prà, il quale trascorse tutta la sua carriera agonistica (1921-1933) a difendere i pali del "Zena", conquistando due scudetti consecutivi (1922-1923 e 1923-1924), e della squadra azzurra (1924-1928), partecipando alla spedizione olimpica del '28 e a quella nella Coppa Internazionale del '30. Due episodi che meritano di essere menzionati per sottolineare lo spirito di questo grande giocatore sono i seguenti: primo, fu cercato dalla Juventus grazie alle sue prodezze con la squadra ligure, ma rifiutò affermando di essere genoano e di non poter quindi giocare con altre compagini. Secondo, durante la sua gara d'esordio con la Nazionale contro la Spagna (9 marzo 1924), si fratturò il braccio ma, nonostante la conseguente fasciatura, continuò a giocare e contribuendo in maniera determinante allo 0-0 finale, che lo consegnò di diritto alla leggenda come le potenti cannonate di Levratto.

Dopodiché passiamo al difensore Ottavio Barbieri, bandiera rossoblù dal 1919 al 1932 e Campione d'Italia nel '23 e nel '24, con 301 presenze totali condite da 11 marcature. Un altro elemento, genovese puro come De Prà e Barbieri, nonché simbolo genoano, fu il collega di reparto Luigi Burlando, che dal 1921 al 1932 giocò ben 228 partite (con 9 reti) e collezionando anche 19 gettoni con la casacca azzurra. Inoltre, una volta smessi i panni da calciatore, divenne abile pallanuotista con l'Andrea Doria.

L'allenatore era Renzo De Vecchi, uno dei più grandi calciatori italiani di sempre, difensore roccioso lanciato dal Milan (ove giocò dal 1909 al 1913) ed acquistato dal Genoa per la cifra, all'epoca astronomica, di 24.000 lire: partì da quell'anno una carriera fulgida, durata ben 17 anni (fino al 1930) contornata da tre Scudetti (1914-1915, 1922-1923 e 1923-1924), 269 partite e 37 gol, mentre con la maglia della Nazionale raccolse 43 presenze. I tifosi rossoneri l'avevano soprannominato "Figlio di Dio" per la sua classe cristallina, mentre la tifoseria genoana lo legherà per sempre al proprio cuore e alla propria memoria anche per l'impresa compiuta nella stagione 1934-1935, quando riporterà la squadra ligure nella massima serie dopo un solo anno di "purgatorio" in B.

Per quanto concerne, invece, la stagione 1929-1930, essa vide il Genoa-Genova 1893 conquistare un prestigioso secondo posto, a due punti di distanza (50-48) dall'Ambrosiana-Inter Campione d'Italia, trascinato dalle 17 reti del bomber Elvio Banchero, mentre il Bologna arrivò settimo.

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