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Fiducia, serenità e correzioni: ecco il Bologna di Donadoni

Le chiavi di volta del successo targato Donadoni: quando la mente può fare la differenza

Manuel Minguzzi

Il campione statistico è labile, una sola partita, ma qualche importante indicazione sul Bologna di Donadoni si può analizzare. E' entrato in punta di piedi il mister, un po' come fece Delio Rossi la scorsa stagione quando sostituì Diego Lopez. Nessuna rivoluzione, nessun stravolgimento tattico. Per riportare il Bologna alla vittoria era necessario ripartire dalle basi calcistiche senza inventarsi nulla di sensazionale. Per cambiare tattica, proporre un Bologna totalmente diverso, c'è tempo.

Ecco allora che Donadoni ha agito per prima cosa sull'aspetto psicologico, ha cercato di ridare fiducia e serenità ad un gruppo di giocatori ormai limitati non tanto dalla tecnica ma dalla mente. Si lavorava sodo a Casteldebole ma i risultati non arrivavano: depressione acuta, svilimento. Occorreva ridare autostima ad un gruppo che comunque qualche qualità la possiede, facendo in modo che la posizione di classifica orribile non inibisse la totalmente la squadra. Infatti, dopo il primo tempo balbettante, il Bologna, con qualche accorgimento, ha capito di potersela giocare all'attacco senza subire dietro, esprimendo tutte le migliori qualità che il reparto avanzato propone. Giaccherini accarezza la palla come nessuno in squadra, Destro è tornato pimpante e decisivo, Brienza ha fornito quella mezzoretta di assoluto livello che è anche il motivo per cui Corvino lo ha portato qui. Quando la mente può far scattare qualcosa.

Non solo, perché Donadoni ha corretto in corsa quello che non andava, un aspetto che prima facevano gli avversari trovando impreparato Delio Rossi che mai è riuscito ad incidere a partita in corso. Quante volte il Bologna è caduto nella ripresa con l'allenatore avversario più lesto a cambiare i binari tattici della partita? Tantissime volte. Domenica è successo il contrario, l'Atalanta, nettamente migliore nel primo tempo, è rimasta spaesata dalle sostituzioni di Donadoni, che ha deciso la partita prima sostituendo Ferrari e poi mandando un chiaro messaggio ai ragazzi inserendo un giocatore offensivo come Brienza al posto di uno difensivo come Donsah.

Ora il futuro, probabilmente l'idea di tentare la carta 3-5-2 anche se la prossima partita a Verona non si presta a particolari esperimenti. Conterà badare al sodo, al risultato, a non far resuscitare una squadra ancora a secco di vittorie in campionato. L'altra chiave di volta del successo di domenica è stata l'umiltà con cui Donadoni si è messo al servizio del Bologna, non ha voluto ergersi a salvatore della patria, ad allenatore spocchioso che pensa di risolvere da solo tutti i problemi. No, ha ascoltato i giocatori, ha disposto la squadra con un modulo che già conosceva non privandola di punti di riferimento in un momento difficile, mettendo a disposizione il professionista Donadoni senza buttare tutto quello fatto fin qui. La prima è andata, sabato la seconda prova del nove.