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Bologna, che fine hai fatto?

Il Bologna è sparito nel giro di un mese, dalle stelle alle stalle il passo è breve se non la squadra non riattaccherà immediatamente la spina

Manuel Minguzzi

Uno stregone deve aver colpito il Bologna e i suoi calciatori. Quella squadra che metteva apprensione alla Juve, che ne determinava la fine della striscia di 15 vittorie consecutive, che esaltava il pubblico e lo galvanizzava dopo diverse epoche di stenti è sparita. Fine dell'identità costruita durante l'autunno e l'inverno, fine di quel gioco corale e fisico che ne ha contraddistinto la risalita dal penultimo posto al nono, fine di quella grinta che arava il campo e intimoriva gli avversari. Una volta il Bologna era una squadra temuta anche dalle big, ora invece viene presa a schiaffi dall'ultima della classe.

Non sembra esistere una via di mezzo, il Bologna è passato da sfavillante a imbarazzante nel giro di due settimane, perché se alcuni pareggi ottenuti nel recente periodo potevano essere catalogati come 'fisiologica flessione' le tre sconfitte consecutive aprono uno squarcio preoccupante per il finale di stagione. Quelli visti ieri non sono i rossoblù che hanno costruito una rimonta fantastica ed entusiasmante, ma sono parenti molto stretti di quelli che nelle prime dieci ne hanno perse otto. Da una parte un calo evidente dei giocatori più qualitativi, Diawara meno brillante, Giaccherini lontano parente di quello ammirato un mese fa quando si tratta di saltare l'uomo, Donsah invece sta pagando la mancanza di un gioco veloce e aggressivo, le fasce laterali vivono momenti di spasmo e ora la sensazione è che il migliore sia il vituperato Mbaye, mentre l'assenza di Destro là davanti è un macigno che nessuno riesce a portare sulle spalle.

In tutto questo si inserisce Donadoni. Il mister ha fatto un grandissimo lavoro da quando si è seduto sulla panchina, ma evidentemente nell'ultimo mese non è più riuscito a trasmettere la sua carica e la sua determinazione alla squadra. Il suo gioco, inoltre, è stato ormai letto dagli avversari e ora la fatica a trovare alternative sta mettendo in luce un Bologna privo della qualità necessaria per vincere le partite, anche le più semplici. Siamo di fronte ad una metamorfosi che nessuno si aspettava, forse nemmeno Donadoni stesso. Ma il tempo della siesta è finito, perché nel weekend il Bologna ha giovato delle sconfitte delle tre le squadre che si giocano la salvezza, altrimenti il divario sarebbe sceso a sole 5 lunghezze dalla zona calda. Lunedì poi c'è la Roma, una trasferta che ora si presenta con presupposti poco edificanti e che potrebbe davvero gettare nel panico una città intera. Il Bologna è chiamato a ritrovarsi in fretta, se non vorrà davvero rivedere i fantasmi del passato palesarsi nella maniera più dura e cruda. Sarebbe un peccato mortale.

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