lo spunto

Vale, lo hai perso a Misano. Il resto è pan di Spagna

Gran premio biscottato a Valencia, il motociclismo annichilito da una strategia 'calcistica' tra due spagnoli. Non si corre più per la marca ma per la bandiera.

Manuel Minguzzi

Valentino Rossi è il vincitore morale del Motomondiale 2015, ma negli annali rimarrà per sempre il nome del trionfatore ufficiale: Jorge Lorenzo. Al netto degli ultimi gran premi, delle polemiche e delle accuse, credo che il ‘Dottore’ abbia perso la sfida a Misano. Con Lorenzo fuori, quel ritardo nel rientrare ai box e uscire con la moto d’asciutto ha compromesso il risultato finale, Rossi avrebbe potuto finire ampiamente sul podio nel gran premio di casa scavando un solco difficilmente colmabile anche con una santa alleanza spagnola. Non è successo, peccato. E’ comunque difficile prendere decisioni rapide e rischiose quando ti giochi il Mondiale, più facile per chi viene da dietro e non ha nulla da perdere.

So però che volete arrivare al punto, che il mio Spunto arrivi al dunque della faccenda. No c’è molto da dire, il biscottone, il pan di Spagna, c’è stato. Non sono illazioni, non lo dicono i 46ers, lo ha ammesso Lorenzo. Basta questo: riascoltare le sue parole a Sky nel post gara per capire esattamente cosa è successo. Marquez è andato fino in fondo, svelando a tutti che Vale in Australia ci aveva visto giusto. Peccato che tutti si siano scagliati contro Rossi, non credendo alla sua teoria, lasciandolo solo a combattere contro due spagnoli. Ma se uno risultava, giustamente, lo sfidante per il titolo, l’altro ha deciso di intromettersi senza motivo, se non per pura ripicca verso chi, a 36 anni, spiega ancora il motociclismo agli altri. Marquez ha deciso di diventare un nuovo Rossi: ha preso a sportellate Lorenzo a Jerez all’ultima curva due anni fa come Vale fece con Gibernau, ha sorpassato Rossi al cavatappi come il ‘Dottore’ fece con Stoner. Un emulatore, ma come sempre accade non si potrà mai raggiungere la popolarità e il carisma dell’originale. Prima o poi il momento in cui l’emulo diventa fotocopia sbiadita arriva. E Marquez ha reso nota a tutti la sua invidia, forse per l’Argentina, sicuramente per Assen. Ha fatto perdere il Mondiale a Rossi, ma l’icona con il numero 46 ne è uscita rafforzata, rendendo forse davvero la sua immagine immortale. Applausi per Rossi al rientro ai box dopo la rimonta, fischi per Marquez sul podio.

Il mondo del motociclismo è sempre stato duro, a tratti durissimo, ma puro. Da oggi non è più così, perché quello di Valencia non è stato un gran premio ma una partita di calcio pianificata a tavolino. Le moto hanno perso la loro purezza, la battaglia dura ma leale in pista ha fatto spazio alla strategia, all’alleanza addirittura tra piloti di due case motociclistiche in rivalità da sempre. La Honda si è dunque piegata al volere del proprio gioiellino Marquez, rinunciando ad una vittoria per consentire al 93 di portare a termine il proprio piano. Non solo, la casa giapponese è talmente soggiogata al talento di Marquez che siamo arrivati addirittura al punto di ostacolare un proprio compagno di squadra pur di far vincere il pilota spagnolo della casa rivale.

Emblematici due momenti del post gara. Livio Suppo che, evidentemente punto sul vivo, lascia senza proferire parola di sasso un giornalista che ha semplicemente osato fare il proprio lavoro e sottoporre una domanda insidiosa ma assolutamente legittima. Poi Ezpeleta, passato a salutare Rossi proprio davanti alle telecamere italiane. Lo sguardo del capo del motociclismo mondiale era di quelli inequivocabili: ‘ si Vale, ho visto’ sembrava dicessero quegli occhi. Da qui si può guardare al futuro, perché con questo atteggiamento in ‘campo’ degli spagnoli, la Dorna ne esce con le ossa rotte: avrebbe potuto ritrovarsi tra le mani un’ultima gara da spettacolo assicurato, con i due contendenti a giocarsi il Mondiale in quelli che sarebbero stati 30 giri entusiasmanti, tornate che avrebbero sancito un campione del mondo unanimemente riconosciuto da tutti. E invece? Come al solito lo spettacolo lo ha offerto Rossi recuperando dal 26esimo posto al quarto, mentre davanti facevano melina manco fosse un Chievo-Bologna da ‘non facciamoci troppo male’. Quello che mai ci saremmo aspettati dal motociclismo è che potesse diventare uno sport da strategia a tavolino, come il calcio, come tanti altri sport inquinati da altri interessi che non siano la pura rivalità e cultura sportiva. E’ una macchia grave che non passerà inosservata, è una macchia che Marc Marquez si porterà dietro per tutta la carriera e che ne inquinerà la popolarità, la creazione di un mito che non potrà mai diventare tale. Marquez ha affossato Rossi ma anche se stesso, Lorenzo si godrà il momento ma dal prossimo anno si ritroverà il 93 tra i piedi il quale tornerà a prenderlo a sportellate. In tutto ciò merita invece un applauso Pedrosa, almeno ci ha provato: stoppato dal suo compagno. Che brutta pagina di motociclismo! Spero vivamente che un giorno tutto questo torni indietro con gli interessi ai protagonisti, niente di subdolo, niente di scorretto, solo che il 46 possa avere un’altra chance e che gli sia concesso di potersela giocare come la sua carriera merita. Perché prima di Valencia il mondo delle moto era spaccato (Valentino o si ama o si odia), da ora chi non ha più la dignità da motociclista è Marc Marquez: il viziatello con la puzza sotto al naso, il calciatore con la tuta da motociclista.