lo spunto

Semaforo rossoblù per la Vecchia Signora

Un grande Bologna ferma la Juventus. Organizzazione, determinazione e gioventù. Con questa società sognare è lecito

Manuel Minguzzi

Non poteva che essere il Bologna di Donadoni a regalare di nuovo una soddisfazione ai tifosi contro l’odiatissima Juve. I suoi ragazzi entrano di diritto nella storia bloccando la striscia di 15 vittorie consecutive dei bianconeri. Vige la par condicio assoluta al Dall’Ara, delle prime della classe non vince nessuno. Fermate Juve, Napoli, Roma e Fiorentina. Nessuno può dire che i rossoblù hanno falsato il campionato. Ma non è la lotta scudetto che ci interessa.

Quello che conta è il carattere della squadra, la qualità, la determinazione, l’idea di scendere in campo per giocarsela alla pari contro i quattro volte campioni d’Italia. Primo tiro nello specchio difeso da Mirante al minuto 86, la conclusione sarebbe uscita, quindi si può non contare. Era dal 2011 che la Juve non concludeva una partita senza tiri in porta...In area un gladiatorio Maietta ha chiuso i varchi, Diawara ha sempre retto il centrocampo come solo lui sa fare e Donsah ha fatto partita pari con il grande Pogba. Non ha vinto nessuno sullo score, ma la vittoria morale è dei rossoblù che così si guadagnano anche i titoli dei media nazionali. I ragazzi targati con i gloriosi colori felsinei non finiscono di stupire, dimostrando ancora una volta – semmai ce ne fosse bisogno – l’enorme potenziale messo a disposizione da Pantaleo Corvino. Perché la squadra gioca e lotta ma presenta ancora notevoli margini di miglioramento. E davvero non sappiamo dove potrà, in futuro, arrivare questo gruppo di ragazzi. Per questo è giusto godersi il presente, il pareggio contro la Juve che vale una vittoria, la soddisfazione di aver fermato chi sembrava inarrestabile, il privilegio di sentire i complimenti dell’allenatore avversario che, da signore, non ha voluto aggrapparsi alla classica scusa della Champions.

E’ la serata di festa che tutta Bologna voleva vivere, eccetto chi, seppur nativo bolognese, tifava per l’altra sponda. Per una volta a godere è la parte che una volta avremmo definito più sfortunata, quella rossoblù della città, galvanizzata da una squadra immensa e che potrebbe pure aver messo il bastone tra le ruote al gran carro bianconero lanciato verso lo scudetto. E’ un Bologna che fa sognare, con sette giocatori nativi negli anni ‘90 in campo contro la squadra più forte d’Italia. Se non è programmazione questa…Ecco allora che è lecito aspettarsi una certa cassa di risonanza per questo Bologna rinato, una formazione che fa sognare una città e una tifoseria e che merita una sottolineatura importante sia a livello di risultati ma anche di progettualità societaria. Invece di sparare titoli sulla Juve pronta a fare spesa a Bologna, si guardi al fatto che Saputo ha la solidità necessaria per trattenere i suoi gioielli e migliorare ulteriormente la qualità di una squadra entrata nel cuore dei tifosi. Forse alla fine scopriremo pure che quella del Dall’Ara non è stata nemmeno un’impresa, perché il Bologna di Donadoni viaggia a ritmi europei e quello contro la Juve si poteva davvero definire ‘scontro al vertice’.

In tutto ciò non si può non sottolineare la caratura professionale ed umana del mister, un personaggio che ha saputo rivitalizzare chi sembrava perduto e al tempo stesso costruire una precisa identità di gioco, costantemente messa in mostra dagli undici vestiti di rossoblù. L’Italia ha sempre avuto davanti un signor allenatore ma quasi nessuno se n’è accorto, lo ha fatto il Bologna consegnandogli una macchina dal motore importante e che forse aveva solo bisogno di una guida capace e con la giusta dose di spregiudicatezza e razionalità. Donadoni sprona sempre i suoi a essere più determinati e coraggiosi, perché anche lui lo è come la sostituzione di Brienza per Taider ha dimostrato anche al cospetto della Juve. Il segreto è un rapporto molto forte tra la squadra e l’allenatore, un connubio che ha reso il Bologna un’entità indistruttibile, un gruppo straordinario fatto di persone prima che calciatori e professionisti. E’ dalla solidità di un gruppo che nascono le grandi squadre, il Bologna è all’inizio di un ciclo che se portato avanti con investimenti e capacità potrà perfino regalare di nuovo un trofeo alla bacheca rossoblù. I presupposti per fare del Bologna una big ci sono tutti, non sono i sogni a farlo sperare, non sono utopistiche visioni del futuro a farlo pensare, ma il rendimento che ogni settimana la squadra mette in campo. Non siamo più nel campo dell’aleatorietà, abbiamo di fronte un Bologna che se la gioca con tutti, anche contro chi tra quattro giorni affronterà il Bayern. Semaforo rossoblù per la Vecchia Signora dunque, perché se da una parte Saputo è una persona educata e chiede il permesso al mister di poter parlare con la squadra, dall’altra i ragazzacci rossoblù non guardano in faccia a nessuno. Nemmeno alla grande signora del calcio italiano.