lo spunto

Se anche Mbaye è un giocatore

La gestione Donadoni ha rigenerato tutti, anche chi veniva considerato ormai una boccia persa come Mbaye. Manca solo Crisetig al lungo elenco...

Manuel Minguzzi

Se fino a qualche settimana vi avessero detto che il Bologna avrebbe pareggiato contro la Juve con Ibrahima Mbaye titolatissimo della fascia destra, non ci avreste creduto. Anzi, la risposta sarebbe stata: "Bevi meno". In realtà siamo inebriati dalle gesta della squadra ma sobrissimi nel fisico e nella mente, perché mai come ora Mbaye è diventato un giocatore di calcio, lui che era stato considerato futuro fenomeno quando al Livorno debuttò in A salvandosi all'interno di un rendimento di squadra da Serie B.

Purtroppo il ragazzo ha pagato un semplice fatto: il costo del suo cartellino. Corvino ha investito tanto su di lui, ma il primo anno in rossoblù ha restituito alla piazza un giocatore poco convincente, poco determinato, impacciato e impaurito di fronte a colori blasonati e pesanti, ben diversi da quelli amaranto in cui si mise in luce. Mbaye più di altri ha pagato a caro prezzo l'avvio di stagione, quello che portò anche il direttore sportivo Pantaleo Corvino sulla graticola, di riflesso, anche Ibrahima - seppur giocando poco - subì il contraccolpo psicologico di essere uno degli acquisti più onerosi di un Bologna piombato all'ultimo posto. A ogni suo passaggio la platea si aspettava l'errore, a ogni sua indecisione piovevano fischi e insulti perché credere in Mbaye significava, per qualcuno, credere in un giocatore sopravvalutato e brocco. Poi la memoria tornava a quella finale playoff in cui una sua sciocchezza costrinse il Bologna ha reggere in inferiorità numerica in un finale drammatico. Tutti prevenuti, tutti esperti di calcio, tutte opinioni basate sulla pancia e confermate da un Mbaye apatico in campo, ma il tempo ha cambiato l'umore popolare. Certo, nessuno credeva nel senegalese, nemmeno io forse, ma da qui a richiudere la carriera di un giocatore nel cassonetto ce ne passa.

E il grande merito di Donadoni dunque, non è solo quello di aver rigenerato due o tre giocatori che sembravano persi, ma anche aver ridato valore agli investimenti del club. Mbaye è l'esempio chiave, dopo tre partite da titolare il giocatore ha riacquistato mercato, ma ce ne sono altri, Donsah, altro investimento importante, Destro che ha ripreso a segnare, Taider…e si potrebbe proseguire. Il lavoro di Donadoni è una manna dal cielo non solo dal punto di vista dei risultati, perché il valore medio della rosa continua a crescere e questo porterà il Bologna a dare un senso ai propri investimenti estivi. Quelli che in tanti avevano criticato e che ora vengono benedetti. Se fino a novembre si pensava ad una società spendacciona per risultati deludenti, ora il Bologna è visto come un club che ha speso relativamente poco per giocatori di prospettiva e valore. Saputo ora può decidere in assoluta serenità: privarsi di un giocatore a cifre importanti e reinvestire, oppure blindare i gioielli grazie alla sua forza economica e, perché no, puntellare la squadra in vista di obiettivi futuri. Nel frattempo anche Mbaye strappa applausi, lui che al primo controllo beccava fischi. Il mondo è cambiato, con Donadoni c'è una possibilità di rinascita per tutti se la determinazione e la qualità vengono dimostrate in allenamento. Se riuscirà nel miracolo anche con Crisetig, allora meriterebbe il premio come miglior allenatore del mondo. Di sicuro, le esternazioni a mezzo stampa dell'agente del centrocampista non facilitano il lavoro. E poi, aspetto primario, in quel ruolo c'è un certo Amadou Diawara…Ma si sa, ormai a Bologna non ci stupiamo più di niente: è tornata la piazza che rivitalizza, rigenera, dove l'impossibile, a volte, non esiste. Ed è bello così.

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