lo spunto

Sciocchezze da scuola calcio. Rossi costretto a vincere domenica, e Viviano…

Il Bologna non impara dai propri errori, ma se errare è umano perseverare è diabolico; soprattutto in Serie A. Se a Roma un Bologna sperimentale è facilmente diventato la vittima sacrificale della Lazio, il debutto casalingo con il Sassuolo...

Manuel Minguzzi

Il Bologna non impara dai propri errori, ma se errare è umano perseverare è diabolico; soprattutto in Serie A. Se a Roma un Bologna sperimentale è facilmente diventato la vittima sacrificale della Lazio, il debutto casalingo con il Sassuolo aveva lasciato intravedere concrete speranze di ammirare, nel futuro prossimo, un buon Bologna. E’ effettivamente successo a Genova, dove i rossoblù hanno disputato una buona partita fino alla sciocca espulsione di Rizzo, uno spartiacque che fa pari con il contropiede subito dal Sassuolo che ha portato alla staffilata di Floro Flores. Due errori gravi, che macchiano irrimediabilmente due discrete prestazioni, in particolar modo quella di Marassi in cui il Bologna, con un pizzico di cattiveria in più, avrebbe potuto saccheggiare e banchettare al cospetto di una Samp non irreprensibile. Ancora una volta la prestazione c’è stata, ma non è bastato, perché in Serie A serve qualcosa in più, la consapevolezza di cosa si sta facendo e di quale sia l’atteggiamento corretto da tenere in campo. Serve lucidità, fare le cose giuste al momento giusto e non le sbagliate al momento sbagliato, cosa che sistematicamente questo Bologna giovane produce. E’ l’ennesima beffa, una espulsione sciagurata che non ci aspettiamo da giocatori di Serie A o considerati tali, a parziale giustificazione il fatto che il povero Rizzo ha dovuto beccarsi il primo giallo per rimediare ad un erroraccio di Donsah, apparso impreciso, confusionario e poco inserito in una mediana a due davanti alla difesa. Ma se il primo giallo è un doveroso fallo tattico, il secondo risulta essere un errore che gli insegnanti di scuola calcio ordinano ai propri allievi di evitare, l’abc di un giocatore già ammonito sentenzia che le trattenute di maglia andrebbero evitate, soprattutto se effettuate al limite dell’area avversaria. Se si vuole riprendere la marcia, anzi, iniziarla, occorre limitare le nefandezze, restare umili cercando la giocata facile e lasciando a chi ha i piedi buoni quella difficile, soprattutto: giocare di squadra, in undici, con giocatori pronti a tutto pur di fare punti. Brienza ancora tra i migliori, encomiabile per dedizione, abnegazione, inventiva, voglia di fare qualcosa e lottare per questa maglia. Male Destro, stavolta sì, perché qualche palla interessante in area è arrivata ma se si resta dietro al difensore non la si prende mai. Bravo Ferrari, che in questo momento appare molto più affidabile e pronto di Mbaye (costando la metà) ma difetta di precisione nei cross, discreto Mounier, forse troppo egoista ma utile per creare superiorità numerica, malino la difesa che ha urgentemente bisogno di Oikonomou e Gastaldello in forma.

Passiamo a Rossi. L’allenatore è chiaramente in difficoltà, ha ricevuto la rosa in ritardo ed ha già prodotto due cambi di modulo. Non è facile lavorare in queste condizioni, con diversi infortuni e una squadra da assemblare come uomini e schemi. La difesa è priva di due elementi importanti, manca il terzino destro e la mediana è stata costruita in due giorni, questo però non significa non notare la troppa fretta nell’esaurire i cambi, costringendo i ragazzi a mezzora di serrata finale con poco fiato e gambe. Certo, crampi e infortuni hanno tolto due sostituzioni, proprio per questo la terza deve sempre essere ponderata, a meno che non ci venga comunicato che pure quella risultasse frutto di guai fisici. Si è sempre sostenuto, su queste colonne, come la strategia fondamentale fosse quella di non porre l’allenatore sul patibolo, renderlo il capro espiatorio di queste prime tre sconfitte. Il pensiero è lo stesso, ma è chiaro che una società calcistica un ragionamento dovrà farlo se nemmeno domenica arriveranno punti, possibilmente tre. Non siamo vicini all’esonero, anche se il timone di comando rischia di non essere più saldo. Si arriva alla quarta, non si gioca più, non si scherza più, i punti iniziano a diventare pesanti.

Infine, Emiliano Viviano. Sono sempre stato del partito dell’esultanza, le sceneggiate di ex giocatori che fanno finta (nel novanta percento dei casi) di non esultare mi irritano, anche perché l’esultanza è un segnale di rispetto verso i tuoi nuovi tifosi. Ecco, a tutto c’è un limite, perché la sfuriata di Viviano, evidentemente colpito da ‘ferrerite’, poteva essere evitata. Esultare sì, strafare no, altrimenti tutte le belle parole spese nelle interviste settimanali vengono spazzate via dal vento, anzi, dai comportamenti. Sembrava avesse vinto la Champions League, invece era al cospetto di una Samp imperfetta, una squadra che sarebbe stata colpita duramente se davanti non ci fosse stato questo Bologna e che, giocando così, non troverà sempre un magnanimo centrocampista in vena di regali pronto ad elargire una succosa superiorità numerica. Caro Emiliano, ci si rivede al ritorno, magari con un altro risultato.

Sotto con il Frosinone dunque, una sfida dal sapore di B ma che, effettivamente, può valere un pezzo di salvezza; anche per Delio Rossi.