lo spunto

Saputo ha trovato il suo Mancini: Donadoni. Su Destro dico che…

Mancini poco convincente, è Donadoni l'allenatore del futuro. Destro: critiche eccessive

Manuel Minguzzi

Guardavo Verona-Inter. Direte che voi: che c’azzecca con il Bologna? Beh, se ricordate, quando Joey sbarcò a Bologna salirono alla ribalta le cronache ‘saputiane’. Parlavano di fitti colloqui tra il chairman e Mancini. I media dissero chiaro: “Mancini sarà il futuro allenatore del Bologna”. Non al posto di Lopez, ma si ipotizzò che – in un futuro neanche tanto prossimo – e con un Bologna di nuovo tra i grandi, il Mancio si sarebbe fatto attrarre dal progetto. I tifosi erano estasiati: “Abbiamo già trovato l’allenatore che ci porterà in Europa e che ci farà rivincere qualche trofeo”. Indubbiamente, con Lopez prima e Rossi poi, avremmo fatto la firma sul Roberto nazionale sulla panca del Bologna. Ma ora? Non pensate anche voi che con l’avvento di Donadoni il Bfc abbia trovato il suo top player? O meglio: il suo top mister?

Ma non è solo per il fatto che il Bologna ha trovato un signor condottiero che si può accantonare l’idea Mancini, c’è quello che la stagione e la carriera ci dice sull’allenatore dell’Inter a gettare qualche ombra sul suo operato. Prima di tutto: il Mancio è esigente in fase di mercato. Ha un potere persuasivo incredibile, riesce sempre a spronare le società per cui lavora a spendere alacremente in sede di mercato. Ha richiesto tanti acquisti al City per vincere uno scudetto allo scadere, ha fatto altrettanto ora all’Inter sia a gennaio della scorsa stagione, sia ora. Diciamo che per la gestione di Saputo avere Mancio in panca non sarebbe economico. E lo scudetto per Mancini ora è lontano anni luce, anche se continuerà a dire che il titolo non è mai stato l’obiettivo dei nerazzurri. Tanti acquisti, tante richieste, ma la squadra ha perso quel feeling con la vittoria che l’aveva contraddistinta ad inizio stagione.

Fino a qui si è trattato comunque di rapporti tra tecnico e società, se la presidenza fissa un budget non è di certo un allenatore ad allargare i cordoni della borsa. Sarebbe un problema risolvibile, che magari creerebbe attriti tra tecnico e dirigenza, ma niente di irreparabile e irreversibile. Sotto questo aspetto, inoltre, Fenucci è rigidissimo e ligio al proprio dovere. Quello che però stride della gestione Mancini è tutto il resto. Ovviamente ci sono le esagerazioni a mezzo stampa: attaccare una punta, enfatizzare determinate situazioni. Non è così che si gestisce lo spogliatoio, e infatti l’Inter ne sta pesantemente risentendo. Ma l’aspetto che più mi ha sorpreso si è palesato nei momenti di maggiore difficoltà. Il Mancio sbuffa in panchina, inveisce, sbotta. Più volte, invece che incitare la squadra alla reazione, è stato beccato dalle telecamere sfogarsi con il suo vice Silvinho, brontolando come fanno i tifosi sugli spalti per un errore difensivo dei suoi. L’allenatore DEVE produrre cazziatoni, ma nello spogliatoio, quando si analizza una sconfitta in video, dentro le sacre mura del centro tecnico. Fatto così, durante una partita, seduto in panchina invece di ergersi a punto di riferimento per i suoi giocatori, è un errore. E’ un comportamento tifoso di chi perde le staffe e che non si confà ad un professionista della panchina. Si può anche perdere la calma, strigliare, ma è utile farlo direttamente con i giocatori a bordo campo, in piedi, dimostrare che comunque si sta lottando assieme a loro. Sedersi quasi come per mandare al diavolo tutti è un atteggiamento che non aiuta la squadra. Anche Donadoni striglia, ma i suoi giocatori lo seguono perché sanno con che tipo di persona hanno a che fare, la gestione dell’ordinario e dello straordinario è perfetta, i rapporti limpidi e sinceri. In sintesi: non farei a cambio tra i due, e in questo momento con nessun altro allenatore.

Chiusura su Destro. Quella di sabato non è stata una grande partita per lui, ma penso piovano sull’attaccante critiche eccessive. Non gli si perdona nulla, e dire che nel primo tempo si è sbattuto, ci ha provato contro una squadra che ha tenuto in mano il pallino del gioco al cospetto di un Bologna che ha visto Mounier e Giaccherini deludere. Destro ci ha provato, ma avere la meglio da solo contro difensori come Gonzalo e Astori e non è facile. Nella ripresa è salito di colpi Giaccherini ma Destro non è riuscito a seguirlo. Forse aveva speso troppo, forse si è perso nelle pieghe della partita, ma se consideriamo gli attaccanti circolati da queste parti negli ultimi anni direi che possiamo tenercelo stretto. Il web poi è pieno di spara-sentenze, personaggi che sfornano opinioni senza contestualizzare, come se prendere per forza una posizione sul bianco o sul nero renda originali. Destro è sicuramente criticabile per l’avvio di stagione, da quando c’è Donadoni no. Ovvio, il mister fa bene a pungolarlo, ma un conto è che lo faccia chi lo allena tutti i giorni, un altro chi si schiera solo per partito preso. Destro non è Higuain e fa quello che può, quello che gli riesce. Forse è a tratti umorale ma è un ragazzo giovane e un investimento per il Bologna. Ricordarsi che abbiamo avuto gente a fine carriera come Bianchi e Moscardelli. Con tutto rispetto: un’altra cosa, un altro sport.

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