lo spunto

San Siro il palcoscenico giusto per riprendere il filo (e Donadoni resta)

A Milano per ritornare a fare punti e gol. Donadoni chiude i discorsi sul futuro: "Col presidente ragioniamo già sulla prossima stagione"

Manuel Minguzzi

Mancini tifa Bologna, Donadoni molto probabilmente Milan. Si può riassumere così la sfida di domani sera a San Siro. Battute a parte, l'anticipo all'interno della Scala del calcio rappresenta un incrocio di destini e prospettive future. Due grandi giocatori, Donadoni e Mancini si ritrovano da avversari anche sulla panchina, ma se con gli scarpini ai piedi è stato 'osso' a vincere di più (seppur con meno talento), sulla panchina è stato il suo amico-rivale a conquistare più trofei (e il discorso sul talento può essere invertito). In realtà, a parte una breve esperienza a Napoli, Donadoni non ha mai ottenuto la tanto attesa chiamata di una big, ma ora, con Saputo alle spalle, quel momento può essere giunto. Chiusi i discorsi sul futuro: 'Non ho bisogno di fare chiarezza con la società, ci sono speculazioni dei giornali, ho già parlato con il presidente su come pianificare la prossima stagione". Fine della telenovela, Donadoni resta, al Milan andranno altri e alla guida della Nazionale probabilmente Ranieri.

Concentriamoci allora su ciò che è importante: la partita. Da una parte l'Inter, squadra che ha vissuto un periodo di crisi acuta ma con spiragli di risalita nelle ultime due settimane, dall'altra il Bologna che forse sta vivendo la classica flessione di metà stagione. Il bilancino sembrerebbe pendere dalla parte dei padroni di casa, ma la partita di oggi può rappresentare per il Bologna una opportunità importante per riallacciare i fili del discorso. Di fronte c'è una big - il Bologna si esalta - e una squadra che tatticamente può prestare il fianco alle ripartenze rossoblù. Poi le motivazioni: affrontare il Carpi è una cosa, l'Inter a San Siro un'altra. La media punti a partita del Bologna è di 1.28, ma con le big si alza fino a 1.80. Mica male. E allora cosa c'è di meglio di un palcoscenico prestigioso, una nobile decaduta e una partita tatticamente favorevole? All'apparenza nulla.

I nerazzurri sono la classica squadra basata interamente sull'attacco, non nel senso che la produzione offensiva è devastante, ma per quanto riguarda le caratteristiche intrinseche della rosa. Grandi palleggiatori non ne hanno, a centrocampo spesso masticano il pallone e gli sbocchi sono rappresentati dagli uomini di fascia o da quelli di attacco. Il compito è fare in modo che la palla giunga al reparto offensivo, da lì in poi ci penserà il talento argentino o quello dell'Est Europa. Ma veri e propri giocatori in grado di spaccare la partita, in assenza di spazi, non ce ne sono. L'Inter è una squadra che può fare molto male se trova praterie, tempo di giocata, lacune nella struttura di squadra avversaria. Occorrerebbe dunque un Bologna compatto, con le linee molto corte, con alta densità di uomini nelle vicinanze del pallone. Una volta fatto questo, rubare palla sarà più facile così come partire in contropiede sfruttando gli spazi che verranno concessi. La difesa dell'inter non è irreprensibile, a maggior ragione se si trovasse esposta alla ripartenza perché Murillo e Miranda sono ottimi difensori di posizione, meno se si tratta di coprire porzioni più ampie di campo. E allora il Bologna può tornare ammazzagrandi, riprendere il filo del discorso con la vittoria e con il gol, dopo un periodo opaco e pallido in cui solo la difesa ha convinto nonostante 5 risultati utili consecutivi. Se all'apparenza quella di Milano - per il momento di forma che sta vivendo il Bologna - può apparire come una partita proibitiva, in realtà può diventare una straordinaria opportunità di risalita. Mai come ora, mai come con questo Bologna, possiamo scendere in campo senza la minima paura.

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