lo spunto

Rain man

Terzo risultato utile consecutivo per il Bologna di Donadoni che strappa un punto al Dall'Ara sotto la pioggia battente e rimanda la festa alla Roma di Garcia. Pareggio sofferto e beffardo in una partita bagnata e "sfortunata" che il Bfc avrebbe...

Manuel Minguzzi

L’esaltazione di Destro a torso nudo sotto la pioggia dopo il rigore del due a due contro la Roma sarà difficile da archiviare per settimane. Non mi sento di rimproverare Mattia, che con questa ammonizione salterà la trasferta a Torino ma che è sceso in campo da vero gladiatore sin dal primo minuto, lottando fino al 96° su ogni palla per contrastare la Ex e mostrare a tutti di essere tornato alla grande. Giocare a questi livelli non è da tutti e questa volta per l’attaccante è arrivata una doppia rivincita: quella contro la Roma e quella personale in maglia rossoblù. Ma andiamo con ordine, perché il rigore segnato da Destro non è stato l’unico evento da analizzare nella sfida casalinga di un polare Dall’Ara.

Ancora una volta è Rocchi uno dei protagonisti. Alla vigilia avevo auspicato una cosa: che l’arbitro non si notasse. E’ successo l’opposto.

Si parte dal gol di Mounier, regolare, regolarissimo, un episodio che avrebbe potuto mandare al riposo il Bologna sul due a zero, con tutta un’altra prospettiva in vista della ripresa. Colpa del guardalinee, ma diciamo che la cinquina arbitrale non lasciava presagire nulla di buono già dopo pochi minuti. “Cinque arbitri sono troppi - ho sentenziato con l’amico Franco Cervelletti a venti minuti dall’inizio - sono cinque possibili errori umani da tener in conto”.

In effetti, la prima cosa da chiedersi è: cosa aspettiamo ad inserire la tecnologia, almeno negli episodi oggettivi? Il resto lo possiamo valutare con le condizioni di Mimmo Maietta: è andato all’ospedale ma Rocchi non sa perché. Due colpi da ko, nessuno sanzionato. Uno di questi, inoltre, in occasione di uno dei rigori poi fischiati alla Roma. Ma più che gli episodi clamorosi, a destare molto stupore è la solita incompetente gestione della partita dell’arbitro di Firenze, falli fischiati senza un motivo, decisioni ribaltate, colpi proibiti non visti, insomma: quando c’è Rocchi gli animi si scaldano sempre. Un motivo ci sarà.

Chiuso il capitolo arbitro, si passa alla partita. Il Bologna ha dominato il primo tempo, la Roma si è arroccata sia in campo sia in sala stampa con la sterile polemica portata avanti da Garcia sul manto impraticabile, come se il Bfc giocasse su un campo da biliardo e la Roma in una piscina. Le condizioni erano uguali per tutti, solo che i rossoblù hanno giocato al calcio meglio dei giallorossi. Gli uomini capitolini sono stati forse condizionati dal loro stesso allenatore che aveva chiesto il rinvio della partita, questo ha fatto in modo che scendessero in campo con lo spirito di chi sapeva già che avrebbe potuto accampare scuse al novantesimo in caso di risultato negativo. C’è poco da fare Garcia: se l’arbitro dice che si gioca è inutile rimuginare sulla decisione. Si scende in campo e si lotta, come ha fatto il Bologna.

Alla fine della fiera il punto ai padroni di casa va molto stretto, mentre lo avremmo firmato alla vigilia ora lo malediciamo perché le premesse per la terza V di fila c’erano tutte. Importante comunque muovere la classifica, avere di fronte la terza dimostrazione del fatto che il Bologna sta acquisendo una sua identità ben precisa indipendentemente dal livello dell’avversario che ha di fronte. La truppa di Donadoni ha giocato contro una big, una piccola e una di media di classifica: l’impronta si è vista, nitida, chiara, inequivocabile. Ho tentato di far scucire al mister qualcosina sul livello della squadra, se magari la serie di sconfitte avesse portato gli addetti ai lavori ad un giudizio troppo negativo, ma Donadoni non si è sbilanciato. Gli è però scappato un sorriso, segno che forse è consapevole del potenziale di questa squadra.

Note di colore, in chiusura, ma neanche tanto. In tribuna stampa ho vissuto la sfida di fianco a qualche collega romano, a fine primo tempo uno di loro mi fa: “Qui oggi ci perdiamo lo scudetto”. Gli ho risposto: “E’ presto ancora, però se ci incontravate un mese fa avreste vinto facile tre a zero. Ci avete beccato nel miglior momento di forma”, “Donadoni è un signore allenatore” ha chiosato il collega. La differenza, al momento, risiede tutta lì. Mi spiace per Delio, persona stimabilissima, ma Donadoni è un’altra cosa. Certo, prima o poi perderà anche lui, commetterà qualche errore, ma la spinta propulsiva, la fiducia, la trasformazione che ha portato il Bfc ad essere squadra è sotto gli occhi di tutti. E comunque sì, dopo aver preso tutto quel freddo, dopo aver sofferto per una direzione di gara incompetente, non poteva proprio finire con una sconfitta. Ah, per il freddo ringrazio l’amico Franco Cervellati: quella cuffia prestata ha salvato la mia testa e le mie orecchie, quelle che Donadoni tirerà a Destro per essersi fatto squalificare…Per stasera, Mattia è il nostro rain man.