lo spunto

Non è il momento delle guerre societarie, ora conta solo il mercato

Tacopina e Saputo non si vogliono più bene come una volta? Sì, vero, probabilissimo. E’, dunque, il momento della rottura definitiva? No, sarebbe un errore grave. Vi spiego, almeno per quella che è la mia modestissima...

Manuel Minguzzi

Tacopina e Saputo non si vogliono più bene come una volta? Sì, vero, probabilissimo. E’, dunque, il momento della rottura definitiva? No, sarebbe un errore grave. Vi spiego, almeno per quella che è la mia modestissima opinione, il perché. Punto primo: la società deve poter lavorare senza ulteriori scossoni. Vero che Tacopina non ha potere di firma, ma è pur sempre il presidente, colui che ha aperto la strada allo sbarco di Saputo e della nuova proprietà, colui che ha mantenuto in vita l’orgoglio del bolognese nei confronti di una squadra caduta in disgrazia e colui che ha ricreato l’entusiasmo attorno al Bologna proprio in uno dei momenti più bui della sua ultracentennale storia. E’ stato fondamentale, ha commesso qualche errore (chi non ne fa) ma la sua è stata una presenza importante e che merita di essere valorizzata e mantenuta anche per la prossima stagione. Punto due. Cacciare Tacopina significa privarsi del presidente, provocando minime – ma avvertibili – scosse di assestamento in pieno calciomercato e a pochissimi giorni dal raduno. Meno problemi ci saranno, più sarà facilitato il lavoro di Corvino e Rossi. Già il direttore sportivo è alle prese con un mercato partito tardi e ancora in fase primitiva, poi ci sono alcuni obiettivi in cima alla lista che corrono il rischio di sfumare (vedi Ilicic), c’è l’annosa questione del bomber e quella degli esuberi da piazzare. Ovvio, Corvino lavora per Saputo e non per Tacopina, ma meglio non alimentare inutili tensioni. Punto tre: la presenza mediatica del Presidente. Saputo non è uomo da media, non è un comunicatore nato e non è avvezzo ai riflettori. Non fa per lui stare al centro della scena. Saputo è un chairman che lavora agendo, proponendo fatti concreti come i danari messi nel Bologna, ma sull’aspetto comunicativo poco si concede all’entusiasmo e al coinvolgimento. Se Tacopina è così amato dai tifosi è proprio per la naturalezza che lo ha contraddistinto, la sua propensione al selfie, alle foto e al rapporto diretto con i tifosi.

Trovo dunque prematuro parla di guerre di secessione, di rotture definitive a stretto giro di posta e di nuovi, ipotetici, presidenti. Può essere che Saputo veda Tacopina come una spina in un occhio, ma dall’altro lato è consapevole dell’importanza mediatica che l’avvocato di New York può rivestire nel corso della prossima stagione. Anzi, già da adesso. Una parte di tifosi è in subbuglio: abbonamenti rincarati, mercato ancora in fase embrionale e una rosa intera da costruire e una piccola situazione di incertezza che ci sta accompagnando perché pensavamo risultasse più facile per Corvino avvicinare i pezzi grossi. Il ruolo di Tacopina può divenire fondamentale per evitare che la società possa finire subito nell’occhio del ciclone, perché da queste parti 40 milioni di debiti estinti hanno la memoria corta, così come una promozione in Serie A acchiappata nel più classico dei finali thriller. Nessuno si ricorda più del nove giugno, del rischio fallimento, della lunga ed estenuante trattativa tra Tacopina e Guaraldi. Ora c’è solo il mercato, l’asticella da alzare, l’Europa da raggiungere e campioni da acquistare. Siccome gli obiettivi sono una salvezza tranquilla, un budget da rispettare e una risalita graduale, per la società il rischio di esporsi a sonore (e immeritate) critiche è altissimo.

Ecco perché un catalizzatore di consensi come Tacopina può servire, un personaggio che tenga alto l’entusiasmo ma che eviti un coro di critiche verso chi sta cercando di agire per bene del Bologna sul mercato e verso chi ha, con i fatti, salvato il Bfc dal fallimento. Sono questi i motivi per cui credo nella coppia Joe and Joey, perché i rapporti sono ai minimi (Taco ci ha provato con le fideiussioni poi ha dovuto chiedere a Saputo di prendersi il Bologna)ma si può continuare assieme mettendo da parte ripicche personali e issando a bene primario il destino della società. Serve chi ci mette i soldi, serve chi rende positivo il sentore attorno all’operato societario. Poi sì, l’importante è non perdere il chairman e in futuro l’uscita di scena di Taco non sarebbe così irreparabile, ma in questo preciso momento la strategia migliore è continuare su questa scia seppur, in alcuni casi, i protagonisti non si parleranno o si tapperanno il naso. Cari Joe e Joey, resistete e portate avanti questo connubio. Il primo anno di Serie A è quello più importante, e tutto dovrà filare liscio.