lo spunto

Masochismo

Il Bologna entra di diritto nella crisi, puntuale a primavera i rossoblù si dissolvono come neve al sole. Proprio nel momento in cui c'era la possibilità di programmare il futuro i rossoblù si ritrovano al punto di partenza, ora il Bfc si...

Manuel Minguzzi

Il Bologna perde in casa contro l’ultima della classe quasi senza tirare in porta. O meglio, l’Hellas vince la sua prima gara esterna della stagione e il Bologna che fa? Mezzo colpo di testa di Rizzo a fine ripresa. Stop. Non c’è più nulla rispetto a quanto visto in inverno, quella cavalcata trionfale, ‘l’ammazzabig’, il Bologna pronto per attaccare l’Europa, tutto sparito come i fazzoletti colorati dei prestigiatori. Prima c’è una cosa poi puff, non c’è più.

Ecco allora che nella partita in cui il Bologna avrebbe dovuto cementare la salvezza crea i presupposti per riaprire clamorosi e nefasti scenari. Nella partita della rinascita i rossoblù vengono annichiliti e piombano nella crisi più nera. Tre sconfitte in fila, cinque gol subiti e uno solo fatto, quella che la speranza chiamava flessione la realtà ha invece annunciato come crisi. E’ bastato dunque un mese per rovinare una stagione che si preannunciava esaltante, tre partite per passare dagli applausi convincenti ai fischi e ai mugugni di stasera. E a forza di rimandare i punti chiave per cementare la salvezza si correrà il rischio di non riuscire più a farli. Perché perdendo dall’ultima della classe ora ci si chiede con chi il Bologna potrebbe fare quei due o tre punti utili ad avvicinare quota 40. Inoltre, con questo livello di gioco la prossima trasferta a Roma si preannuncia durissima e al cospetto della squadra più in forma del campionato. Auguri.

Quali le cause della disfatta? Per prima cosa la squadra ha staccato la spina e ora non trova più la presa della corrente, e da ora in avanti riattaccarla sarà sempre più difficile. Poi c’è la condizione fisica, il Bologna è uscito stremato, con i crampi, ma lo sforzo ha prodotto pochissimo e questo rappresenta un segnale pessimo in vista della primavera e del caldo. Ci sono poi gli alibi, perché Il Ds è in uscita, Donadoni non pronuncia parole inconfutabili sul suo futuro e la squadra inevitabilmente ne risente perché non percepisce certezza verso il domani che verrà. Sono distrazioni fatali per chi a marzo si sente al sicuro, ma è un rischio latente il fatto che il Bologna salvo matematicamente non lo è ancora. Recuperare il filo del discorso diventa complicato perché c’è quasi la sensazione che la squadra sia andata sopra le proprie possibilità in inverno, e le certezze granitiche che c’erano prima si sono volatilizzate come piume nel vento ora. E’ chiaro che non si capisce più quale sia il vero livello del Bologna.

Come sempre dunque, in primavera puntualmente si palesa il famoso masochismo in salsa rossoblù, il complicarsi la vita anche nella stagione più esaltante, il crollo che produce il raggiungimento degli ultimi metri con la lingua di fuori e il tifo in aperta critica per partite perse contro chiunque e in ogni situazione. A marzo serviva una sola cosa: chiarezza. Chiudere la salvezza, iniziare a programmare il futuro e finalmente concludere dignitosamente una stagione a tratti perfetta. E’ stato fatto il contrario: Corvino messo alla porta, il futuro di Donadoni sempre basato sull’interpretazione delle sue parole e la solita diatriba interna che ha prodotto il classico alibi per una squadra che si è sentita salva. Ecco perché occorreva lasciare lavorare Corvino non incrinandone la posizione, ecco perché serviva quel ‘sì’ di Donadoni a diretta domanda ‘lei sarà sulla panca del Bologna anche l’anno prossimo?’. Se la mia ragazza mi chiedesse se la amo la risposta non potrebbe essere interpretata. Un ‘non vedo perché no’ lascerebbe spazio a dubbi. Il mister in conferenza ha puntato il dito contro le troppe chiacchiere, ma alcune di queste le avrebbe potute mettere a tacere sbilanciandosi di più sul suo futuro. Peccato non l’abbia fatto. Una cosa giusta l’ha però detta: “Ora testa bassa e pedalare”.

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