lo spunto

L’essere speciali nella normalità: con Da Costa il Bologna è in buone mani

In attesa di capire i tempi di recupero di Mirante, il Bologna si gode il suo portiere ‘normale’.

Manuel Minguzzi

L’uscita avventata su Milik, la poca reazione sulla rete del tre a uno al San Paolo, dopo Napoli il rischio di dover rimpiangere Mirante c’era tutto. In realtà, sono bastate due partite per far riaffiorare l’affidabilità e la concretezza di Angelo Da Costa.

Il pareggio di San Siro è frutto anche delle sue parate, una da campione di reattività su Candreva (sinistro di Milik dimenticato) l’altra di coraggio su Icardi e una palla vaganti in area. E se qualcuno dice che Da Costa para tutto il parabile, ma il miracolo non glielo si può chiedere, pazienza: la forza di un portiere consiste proprio nell’essere costante. A nulla valgono i miracoli se poi nel momento decisivo si compie un errore grave compromettendo il risultato di una partita in bilico. Facciamo qualche esempio? Agliardi qualche miracolo lo compiva, ricordarsi la vittoria per 2-3 a Roma con quel colpo di reni su Totti, poi però cadeva in errori banali e che spesso costavano alla squadra un risultato importante (ricordarsi il quarto di finale di Coppa Italia con l’Inter).

Da qui l’importanza dei portieri capaci di svolgere senza intoppi l’ordinario, ovvero chiudere senza sbavature il lavoro maggiore in percentuale all’interno di una partita. Perché i tiri che chiamano il portiere all’intervento straordinario si contano sulle dita di una mano, e spesso non sono quelli che decidono il risultato di una stagione. Ad incidere è una uscita sbagliata su un cross, una presa incerta su una conclusione centrale. Inoltre, un portiere in grado di non sbagliare nell’ordinario è in grado di dare sicurezza a tutto il reparto difensivo, a quel punto concentrato sui singoli compiti da svolgere non distratto dalla possibile papera dell’estremo difensore.

Ma il vero punto a favore di Angelo Da Costa è il lavoro quotidiano in allenamento. Mi sono divertito a Castelrotto (perché quando capita la partitella tra amici gioco in porta) ad osservare da vicino il lavoro dei portieri. Sottolineata la professionalità e la bravura del preparatore Bucci, quello che ho notato è l’assoluta competizione positiva tra Mirante e Da Costa. Avere un secondo come Angelo, che in allenamento dà sempre il massimo, sprona il titolare a non abbassare la guardia. Da Costa è straordinario nella normalità, a sbagliare poco, a fornire un rendimento costante nell’ordinario, proprio negli aspetti che fanno la differenza tra un estremo difensore affidabile e uno no. E diciamolo allora: si può essere speciali anche nella normalità.