lo spunto

Il calcio al secchio del latte

Un Bologna cinico e gagliardo lascia per strada due punti per via di una topica difensiva e un rigore inesistente. Quanto rammarico, ma anche tanti buoni segnali dalla squadra.

Manuel Minguzzi

Questo titolo l'ho già usato, era il 10 maggio 2015 e il Bologna andava a caccia della promozione diretta in casa contro l'Avellino. Sotto di una rete, i rossoblù gettarono nella mischia Acquafresca, il sardo cambiò la partita contribuendo al pari, ma ciccò il rigore del due a uno al termine di un secondo tempo dominato a suon di azioni da rete non finalizzate. Quello che è successo all'Olimpico, se vogliamo, ricalca questo canovaccio a parti invertite per noi: un Bologna dignitoso nel primo tempo ha sofferto come un cane nella ripresa, complici infortuni, acciacchi, zuccate, fino a mantenere in tasca una vittoria quando sul cronometro mancavano 29 secondi alla fine. Un mancato calcio ad un pallone ciondolante in area corrisponde a quello che per Nikolic dava la mucca di Erzegovina al secchio del latte appena munto. Un po' come ottenere un appuntamento con Belen Rodriguez e perdere numero di cellulare e indirizzo.

Dopo aver costruito una bella vittoria, con gioco e aggressività nel primo tempo, con dedizione e tenacia nel secondo, i rossoblù franano sul primo insegnamento della scuola calcio. Il pallone dall'area si spazza fuori dal campo, toccherà poi al raccattapalle andarlo a recuperare nel fiumiciattolo che scorre vicino all'impianto. Sì dai, quanti di voi hanno spazzato alla carlona in una partita di terza categoria un pallone che poi, uscendo, veniva sistematicamente perso in mezzo a boschi, sterpaglie, corsi d'acqua, balle di fieno...Quanti di voi, inoltre, pur essendo vicini ad un proprio compagno, quel pallone hanno deciso di colpirlo a costo anche di prendere la gamba del vostro vicino di spogliatoio? Errori, si pensa, che in Serie A sarebbero impossibili da vedere, eppure il Bologna è quella squadra che può anche perdere due punti per un pallone lasciato lì al 51' o per una rimessa laterale gestita male. Noi non possiamo mai abbassare la guardia, la prossima comica potrebbe essere un gol preso direttamente su rinvio del portiere...

Peccato, perché nonostante il vantaggio non fosse propriamente meritato, il Bologna - senza trequarti di undici titolare - aveva resistito, grazie al portiere, grazie ad un palo, grazie alla determinazione di portarla a casa e festeggiarla. Hanno lottato tutti come leoni, nonostante alla fine la squadra fosse più zoppa di un umarells da cantiere. Ma un conto è pareggiarla con una rete normale, siglata da Immobile su bell'assist di Keita dal fondo, ma così è davvero una pugnalata. Fortuna vuole che al dolore il tifoso del Bologna è abituato da anni e le cicatrici sono in esposizione come trofei di sopravvivenza calcistica. Tifosi veri, duri, che ormai sono insensibili a tutto. O quasi...

Resta dunque l'amaro in bocca per una vittoria che in ottica salvezza avrebbe avuto un significato importante, sia per la durezza dell'incontro che per la predisposizione del Bologna a lottare nonostante sfighe, infortuni e acciacchi di ogni tipo. 13 punti avrebbero fatto comodo, così come farà comodo questa scoppola a patto che i ragazzi sappiano prenderla nel modo giusto: imparando dagli errori. In mezzo c'è anche un rigore inesistente, ma quel pallone al 51' non doveva essere lì e, comunque, ce l'avevamo noi. Due dei nostri si sono guardati, lasciandolo sul vassoio per un avversario. A quel punto nessuno ha nemmeno avuto il coraggio di protestare. Non lo faccio nemmeno io, perché continuo a pensare che Maresca due settimane abbia fatto molto peggio...

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