lo spunto

Forza Bologna, Alè!

Sette gol presi, fischi a Destro, pubblico incazzato: dimentichiamo il Napoli immediatamente, senza crogiolarsi nelle polemiche

Manuel Minguzzi

Sulla partita di sabato non c'è nulla da analizzare. Il Bologna tatticamente l'ha sbagliata come peggio non si poteva, due gol in sei minuti hanno sostanzialmente chiuso i conti per via di gravi errori elementari, proprio quelli che Donadoni aveva chiesto di non commettere alla vigilia. Non me ne voglia il mister, che sta facendo un buon lavoro, ma la responsabilità principale della disfatta è sua, perché prendere contropiede dal Napoli al sesto minuto dagli sviluppi di un corner significa averci capito poco o nulla della sfida che si poneva davanti ai rossoblù. Il resto è stata una devastante conseguenza di un piano partito mai nato, oppure concepito malissimo. Certo, ora vale tutto: Saputo plumone, Destro da cacciare, Mirante da panchinare, rosa da rifare e progetto inesistente. Sì, siamo alle solite, tanta fatica per costruirsi una reputazione con sette punti in tre partite e la bella sfida di Coppa Italia, basta un attimo per ritornare tra le fauci dei disfattisti.

Ma è ovvio, del peggior passivo interno della storia del club non c'è nulla da salvare, quindi per me voto quattro a tutti. Una volta attuata la tattica populista di arringare una folla inferocita cosa ci resta? Nulla, perché si parla di una partita che non c'è stata, di una squadra impresentabile al cospetto del Napoli all'interno di una serata storta, ma il Bologna - nel corso della stagione lo ha dimostrato - non è questo, Donadoni non è questo. Parlare di tutto quello che non c'entra con la partita, sfruttandone solo il risultato per annichilire chi crede nella nuova gestione canadese, serve solo come effimero momento di rivincita, quasi come non si vedesse l'ora di un bel cappotto interno per riaprire il fuoco incrociato. Meno male, dunque, che il calendario dà una mano al Bologna concedendo subito la possibilità di giocare, perché una settimana con un 1-7 sulle spalle può diventare lunga, soprattutto per chi deve reagire. E allora l'animo sereno di chi pensa che questo sia stato un brutto incidente di percorso può aiutare di sicuro a fare meglio, ma per aiutare questi ragazzi serve coesione, unità, non polemiche sterili e inutili visto che il Bologna non è in zona retrocessione. I cancelli a Casteldebole sono scossati quando la squadra rischiava di retrocedere (nonché fallire) e dimostrava di non avere la minima capacità di stare in massima serie, non è questo il caso. Per carità, giusti i fischi, ci mancherebbe, ma dal giorno dopo si torna nei ranghi e in prima fila al fianco di una squadra che sabato si è trovata impreparata alla sfida, forse per via di un allenatore che ha ciccato una partita. Ecco dunque che il punto cruciale dell'1-7 è quello di fare qualcosa per uscire da questa debacle, non acutizzarla cavalcando l'onda emotiva. Mi tengo l'immagine di una ventina di bambini rossoblù che ieri sono usciti dal Dall'Ara cantando 'Forza Bologna Alè', lo stesso coro cantato ininterrottamente dalla curva nel secondo tempo nonostante il passivo. Poi certo, Destro non può calciare così un rigore, Mirante non può mancare l'appuntamento con il posizionamento su una punizione, ma lo sanno benissimo anche loro. C'è il momento in cui i media devono rimanere vigili nel caso le cose possano precipitare e c'è il momento in cui è necessario sostenere la squadra. Il Bologna non sta retrocedendo, ha fatto una brutta figura: il miglior modo per non ripeterla è dimenticarla. Il più in fretta possibile.