lo spunto

Esattamente, cosa vi aspettate da Saputo?

Leggevo ieri il Corriere di Bologna, c’era scritto che Saputo avrebbe investito sul mercato (fino al 2017, per via degli obblighi di riscatto) 35 milioni di euro. Rapportando tale cifra al fatturato, neanche le big europee sono arrivate a...

Manuel Minguzzi

Leggevo ieri il Corriere di Bologna, c'era scritto che Saputo avrebbe investito sul mercato (fino al 2017, per via degli obblighi di riscatto) 35 milioni di euro. Rapportando tale cifra al fatturato, neanche le big europee sono arrivate a tanto. Questo significa, inevitabilmente, che il chairman ha deciso di dare una scossa al mercato di tasca sua, consapevole del fatto che la costruzione di una rosa competitiva era stata inibita dai prezzi elevati e dalla concorrenza. Ad ogni modo, rispetto all'ultima Serie A, si è passati dall'elargire un milione di euro di ingaggio a Rolando Bianchi a sborsarne 1.6 per Mattia Destro. Con tutto il rispetto, il paragone non sussiste nemmeno. Proseguiamo, si è passati da un Bologna che procacciava sul mercato contrattoni per elementi che nulla hanno dato alla causa (nemmeno giovani) ad una società che investe sul futuro, acquistando giocatori di prospettiva che possono sbocciare con la maglia rossoblù aumentando il livello tecnico della rosa oppure, in caso di offerte importanti, generare corpose plusvalenze. Non vi pare un passo avanti? Non notate uno stravolgimento delle strategie societarie? Io sì. Ebbene, nonostante fossimo esattamente dove volevamo essere due anni fa, le nostre orecchie odono pareri discordanti sul modo di operare del Bologna. La squadra giovane non va bene perché poco esperta (se prendevi gli esperti dicevano che la rosa era troppo vecchia), ci si fossilizza sulle prime due partite senza contare il margine di crescita dei nostri ragazzi e, addirittura, ho sentito opinioni dure contro la possibilità di plusvalenza negli anni futuri. "Non si può diventare la succursale di qualcuno", mi è parso di udire. Bè, se pagano bene si può fare, perché non solo si può reinvestire quel denaro per due o tre giocatori, ma si innesca un circolo virtuoso che permette al Bologna di camminare sulle proprie gambe evitando che il chairman metta mano al portafoglio; sai mai che si stanchi. E poi, non si tratta di succursale ma di puri conti economici, suvvia.

E allora, dopo averne sentite di ogni colore sull'avvento degli americani, cose del tipo 'Saputo pensa solo a far soldi cosa gliene importa del Bologna' oppure la storica frase 'il caffè lo conoscono in tutto il mondo, Saputo no', mi chiedo cosa taluni pensano della gestione di una società di calcio. Mi spiego, veniamo da Guaraldi, un'era dura, difficile, che ci ha guastato il sonno e le partite domenicali con un'ultima stagione in A da mani nei capelli, un Bologna povero che non aveva prospettive e che è sopravvissuto grazie ad un paracadute sbloccato da Lotito, ora il panorama è cambiato, la proprietà è ricca, investe, programma il futuro, cerca di rilanciare un brand che in Italia può sfondare; ma, per alcuni, non va bene lo stesso. Posso chiedere una cosa: come vorreste fosse gestita una società di calcio? Purtroppo non è possibile comprare giocatori buoni a zero euro, non è possibile lottare per lo scudetto in Italia (quando l'ultima provinciale ha vinto il tricolore?) a meno che il progetto di crescita non porti il tuo club a diventare una big e l'unica maniera (non avendo stadio di proprietà) per generare introiti senza attingere ad aumenti di capitale è generare plusvalenze. La sensazione è che da queste parti - quando le cose andavano male - si gettasse lo sguardo a determinati obiettivi, tanto con le precedenti gestioni era impossibile tagliarli, ora invece che le cose sono in linea con quanto sognavamo anche solo 24 mesi fa, diventa necessario trovare altri spunti di critica, ravvivare la discussione e soffermarsi sul pelo nell'uovo. Saputo spende troppo per Mbaye ma poco per tutto il resto, si guarda già agli anni futuri e al fatto che possano salire dalla B le ricche Bari, Spezia e Cagliari dimenticandosi che pure noi, a denari, non siamo messi malissimo e, infine, il potenziale della squadra costruita da Corvino è già stato demolito dopo due giornate di campionato. Senza polemizzare troppo, rimango basito, perché mi chiedo quale traguardo sia necessario raggiungere per soddisfare la troppo fine opinione altrui. Per quanto mi riguarda, al momento, va bene così: passare dai Mutarelli ai Pulgar o Donsah, dai Bianchi ai Destro e dai Pazienza ai Diawara non mi dispiace. Ovvio, se tra tre anni saremo ancora fermi ai bassifondi un ragionamento critico serio andrà fatto, ma ora, dopo due partite e 35 milioni spesi fare la pulce a chi sta cercando di rilanciare il club mi sembra troppo. Anche perché nessuno è immune da errori, ne commette la Juve e probabilmente li commetterà anche Saputo, ma il fatto che il proprietario stia facendo il massimo per riportare il club al valore che merita pensavo fosse una questione assodata.