lo spunto

E se Tacopina contasse più di quel che si pensa? Chissà, ma rimaniamo concentrati sul campo

Premetto che la suddivisione precisa delle quote azionarie in seno al Bologna è un argomento che non mi attizza parecchio,ma leggere su un quotidiano che Joe Tacopina potrebbe avere il 28% delle azioni mi ha fatto sobbalzare dalla sedia....

Manuel Minguzzi

Premetto che la suddivisione precisa delle quote azionarie in seno al Bologna è un argomento che non mi attizza parecchio,ma leggere su un quotidiano che Joe Tacopina potrebbe avere il 28% delle azioni mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Potrebbe trattarsi di un terzo delle quote della controllante (a quanto pare lussembrughese) del Bfc, colei che detiene il 99.7% del club. Ecco, se la notizia fosse vera (risottolineo se) avremo di fronte un quadro della situazione totalmente diverso. A questo punto, non avrebbe più nemmeno senso parlare di spallate, di Tacopina fuori a breve e del solo Saputo come megaipercomandante della baracca. Cioè, il chairman è l’azionista di maggioranza e decide, ma se Taco ha il 28 non sarebbe vero il fatto che c’è stato un solo uomo a rifornire di capitali il Bologna e che il ruolo del presidente sia riconducibile ad una mera azione mediatica. Altri quotidiani (e anche a me risultava così) danno invece il presidente in uscita, ma a questo punto, se la cifra delle sue quote è esatta, ci vorrebbero diversi danari per estrometterlo dalla faccenda. Chissà come andrà a finire, però, essendo le notizie totalmente contrastanti, l’argomento può divenire tutt’altro che scontato e poco decifrabile. Costruiremmo un castello di opinioni senza sapere con esattezza la realtà delle cose, di conseguenza ne scaturirebbe una discussione inutile. A meno che Tacopina non abbia diramato uno sbiscio farlocco sulla sua partecipazione nel Bologna, ma se fosse così potremmo chiudere a doppia mandata i discorsi.

Dicevo però che la storia non mi appassiona più di tanto, perché è importante, giornalisticamente parlando, capire come è suddiviso il capitale sociale, ma la sensazione – suffragata dai fatti – è quella di un Saputo con pieni poteri derivanti dai continui aumenti di capitale degli ultimi mesi. Poi sì, potrebbero arrivare dalla controllante e non direttamente dal suo conto corrente, ma è chiaro che la stragrande maggioranza dei danari la sta inserendo lui. Dall’altra parte, se Tacopina detenesse il 28% delle quote e avesse contribuito a ripianare i debiti, bè, la notizia di una imminente fuoriuscita verrebbe clamorosamente smentita. Ecco perché l’argomento non prende più di tanto: punto primo perché il jolly è Saputo, punto secondo perché, con certezza, non sapremo mai le quote societarie.