lo spunto

E facciamolo fare questo restyling a Saputo

La ristrutturazione del Dall'Ara non sarebbe solo un vantaggio per chi frequenta lo stadio ma per tutta la collettività. Non intralciamo i piani di Saputo

Manuel Minguzzi

Saputo ha piazzato il suo progetto, lo ha presentato alla Soprintendenza e vuole portarlo a termine. ‘Spero di fare qualche annuncio a breve’, ha sentenziato. Ce lo auguriamo anche noi, perché lo stadio rappresenta il perno del progetto del Bologna e perché, oggettivamente, il Dall’Ara non è uno stadio confortevole per chi si becca la pioggia per vedere una partita. E meno male che Saputo ha speso 5 milioni per qualche correttivo. Saranno 50 milioni a fondo perduto? Chissà, ma se Saputo vuole spenderli perché fermarlo. Ritorneranno nelle casse? Dipenderà dai tifosi, se lo riempiranno, se usufruiranno delle aree circostanti, se faranno gite al bar, al museo e ai negozi di prodotti ufficiali. Una volta costruito, tocca a noi.

Quella della ristrutturazione è la via che preferiamo, il Dall’Ara è la nostra casa e lasciarlo vorrebbe dire privarsi di un pezzo di cuore, di un punto di riferimento, di un amico. E poi quei seggiolini rossoblù iniziano proprio a piacerci, così come l’idea di avere un muro dietro la porta avversaria. Quello della curva, con le sua bandiere, i suoi cori e i suoi sfottò. Tutte le volte che ci vado provo a immaginare come potrebbe essere il Dall’Ara ristrutturato e in tutte le versioni mentali mi piace, poi quella Torre lo rende comunque unico. E’ il nostro stadio, l’impianto di tutta la città e l’identificazione con esso è pressoché totale, inoltre, metterci mano per una cifra di 50 milioni significa anche far girare l’economia locale, coinvolgere aziende, creare lavoro. Per Bologna solo aspetti positivi, per tutta la collettività e non solo per il club guidato da Saputo.

C’è poi un altro aspetto di cui quasi nessuno tiene conto: l’utilizzo del Dall’Ara qualora si decidesse di costruire uno stadio nuovo. Cadrebbe in disuso, come successo al Flaminio a Roma. Ci ritroveremmo con una struttura obsoleta, abbandonata, arrugginita, non recuperabile per altri scopi. Un mostro di cemento destinato a morire restando in piedi, un teatro di mille battaglie lasciato solo verso il suo triste epilogo. Meglio allora proseguire sulla strada intrapresa dal Bologna, analizzare certo i vincoli architettonici ma non intralciare i piani di Saputo, che con il restyling farebbe non solo un favore ai tifosi ma a tutta la città. Non credo che una copertura possa rovinare il paesaggio, deturpare la storicità dell’impianto e imbruttire una zona che merita di essere rinnovata. Saputo lavora per migliorare le cose, lasciamoglielo fare.