lo spunto

Dall’Ara: copertura totale e curve i nodi principali. La capienza rimanga a 30mila

Dall’Ara: copertura totale e curve i nodi principali. La capienza rimanga a 30mila

Saputo presto tornerà in città per presentare il progetto alla Soprintendenza. L'avvicinamento delle curve e la copertura totale i nodi fondamentali, ma sulla capienza occorrerà fare un ragionamento serio

Manuel Minguzzi

Oltre alla vittoria sul Napoli, che ha risvegliato l'entusiasmo rossoblù in città, l'altro aspetto su cui tanti tifosi si focalizzano è ovviamente il restyling del Dall'Ara. Si tratta solo di attendere Saputo, ritornerà in città per l'ultima prima della sosta, per avere le idee più chiare. In quella occasione il chairman dovrebbe svelare all'amministrazione e alle istituzioni il progetto definitivo, quello che si spera possa passare il vaglio della Soprintendenza, forse lo scoglio più duro e insidioso. Merola ha già dato il suo benestare 'i tifosi avranno uno stadio con la copertura e le curve più vicine', ma chi invece deve salvaguardare il patrimonio storico della città sarà concentrato su altri aspetti: sull'architettura generale del quartiere, se l'inserimento architettonico del rinnovato Dall'Ara si può sposare bene con tutto il resto. Fare previsioni è difficile, in questo caso è necessario solo attendere gli eventi e quella che sarà la decisione del Bologna. Scelta primaria: ristrutturare il Dall'Ara, se non sarà possibile si costruirà un impianto nuovo altrove. Anche perché vanno valutati i costi e la fattibilità dell'intervento nell'impianto di via Andrea Costa.

Le linee guida fondamentali per il tifo sono sostanzialmente due: la copertura totale e l'avvicinamento delle curve. Le secchiate d'acqua piovute contro la Roma testimoniano l'assoluta necessità di intervenire il prima possibile, perché nel 2015 non si può chiedere a chi paga per assistere ad uno spettacolo di tornarsene a casa bagnato fradicio e magari con qualche malanno. Questo è l'aspetto primario, che viene prima sia dei bar accoglienti, dei ristoranti, dei musei o dei luoghi di aggregazione stimolanti per rendere lo stadio vivo sette giorni su sette.

Per quanto riguarda la curva, oltre chiaramente ad un fattore di visuale - lì la pista d'atletica peggiora notevolmente le cose rispetto alle tribune - bisogna fare i conti anche con quello ambientale. L'incitamento dei gruppi organizzati ora è decisamente più dispersivo per via della lontananza dal campo, un aspetto che limita un po' il 'dodicesimo uomo in campo' e che non riesca a far diventare il Dall'Ara uno stadio climaticamente difficile da affrontare. Un conto è avere il calore del pubblico a cinque metri di distanza, un altro averlo a cento. Ecco dunque allora che una bella muraglia rossoblù a ridosso del campo risolverebbe tutti i problemi: la visuale risulterebbe ottima, il tifo meno dispersivo.

 

Questi i cardini principali, ma in città è scoppiata la discussione sulla possibile capienza dell'impianto ristrutturato. Zavanella ha pensato a 25mila posti, considerando anche il fatto che gli stadi risultano sempre meno frequentati e anche domenica - contro la capolista - si sono notati diversi seggiolini vuoti. I tempi di Baggio e del bello del calcio domenicale sono finiti, a maggior ragione con l'avvento delle pay-tv. La percentuale di riempimento in Italia (considerando la capienza totale in Serie A e la media di spettatori a giornata) è appena sopra il 50%. Significa, in sostanza, che gli stadi sono mezzi vuoti. In altri campionati si supera il 90%, una differenza abissale e difficilmente colmabile. Certo, incide la qualità e l'ospitalità delle strutture, ma di sicuro in Serie A ci sono tanti tifosi che preferiscono affidarsi alla televisione, uno strumento che permette di vedere tutte le gare di campionato a differenza della Premier League che ne trasmette 'solo' il 44%. Poi c'è Bologna, che nonostante il ritorno in Serie A e nonostante l'arrivo di un proprietario ricco non è riuscita a superare quota 13mila abbonamenti. Gli spettatori di media restano lontani dai 20mila e diventa difficile aumentare il pubblico pagante. Certo, prezzi alti, tutti concordi, ma anche la comoda tv che convince tanti a rimanere a casa. E allora, i 25mila prospettati da Zavanella risulterebbero pochi? Difficile rispondere, di sicuro l'entusiasmo per una squadra competitiva, godibile in un impianto moderno, potrebbero far tornare la voglia a tanti, ma i tempi dei 30mila abbonamenti è impossibile riviverli. Inoltre, la riduzione della capienza è anche un escamotage utile a rendere il colpo d'occhio migliore, infatti, se tornassimo solo alla partita di domenica, le 23mila presenze avrebbero dipinto il quadro di uno stadio totalmente pieno. Personalmente, preferirei una capienza attorno ai 30mila, in modo tale da sfruttare non solo la possibilità di un Bologna in risalita ma anche l'eventuale arrivo di giocatori di rango. In quel caso il dato sugli abbonamenti aumenterebbe, lasciando comunque spazio ai tifosi occasionali che frequentano lo stadio 4-5 volte l'anno. C'è poi da considerare le zone di cuscinetto tra le tifoserie, obbligatorie, che ridurrebbero ulteriormente la capienza. Inoltre, se una riduzione dovesse portare ad un innalzamento dei prezzi, forse saremmo di fronte ad un piccolo-grande errore strategico.

Certo, inutile polemizzare su un progetto che ancora deve essere svelato, diciamo che Saputo, quando tornerà e assisterà a Bologna-Empoli, potrà farsi un'idea. Toccherebbe anche al popolo rossoblù convincerlo, dimostrando che si può tornare a godere dello spettacolo fornito dalla partita dal vivo. E' chiaro che se la media rimane di 16mila spettatori, per Saputo 25mila possono anche bastare...