la voce del tifoso

Admira al Bulàggna

Ci sono stagioni che vorresti dimenticare il più in fretta possibile. Anzi, vorresti non fossero mai iniziate. Sai già come andranno a finire, speri nel miracolo, non vuoi arrenderti al fato. Poi la briciola razionale del tuo...

Redazione TuttoBolognaWeb

Ci sono stagioni che vorresti dimenticare il più in fretta possibile. Anzi, vorresti non fossero mai iniziate. Sai già come andranno a finire, speri nel miracolo, non vuoi arrenderti al fato. Poi la briciola razionale del tuo cervello ha la meglio: zero speranze. Il problema di noi tifosi è che non riusciamo a cancellare neppure queste annate, anzi, le mitizziamo riuscendo a trovare momenti esaltanti, indimenticabili, da raccontare.

Annus horribilis 1990-1991. Gigi Maifredi se ne va alla Juventus dopo aver portato i rossoblù in Europa, arrivando ottavo, grazie ad una congiunzione culo-astrale irripetibile: Milan e Sampdoria vincono le rispettive coppe e allargano a dismisura la zona Uefa. Il Bologna pensa bene di sostituire Gigione con il professor Scoglio. Due punti nelle prime sei giornate, grazie e arrivederci, arriva Gigi Radice. Le cose non vanno tanto meglio. A fine anno si conteranno 18 punti all’attivo, 29 goal fatti ben e 63 subiti.

Cosa c’è da ricordare in una stagione simile? Miracolosamente quando il Bologna gioca in Coppa fa sognare. Fra le mura amiche si trasforma in un’altra squadra. 24 ottobre 1990, sedicesimi di finale. I rossoblù volano in Scozia in casa dell’Hearts of Midlothian e tornano a Bologna con tre pere e una banana (3-1). Al ritorno, due settimane dopo, però è tutta un’altra musica: Detari, Villa, Mariani. Tre a zero e biglietto staccato per gli ottavi. 28 novembre, si va nella verde Austria per giocare contro l’Admira Wacker: 3-0. Auguri. Quindici giorni dopo il Bologna decide di far vivere ai sui tifosi una partita storica, di quelle che non si dimenticano neppure volendo. Nei tempi regolamentari Waas, Cabrini e Negro rendono pan per focaccia. Supplementari. Non bastano, ci vogliono i calci di rigore.

Battono per primi i viennesi. Cusin a sinistra, palla a destra. Va sul dischetto Tricella: parato. Cusin non si lascia trafiggere e Bonini ristabilisce la parità. Cusin si butta sempre a sinistra e non ne para una, Verga e Waas non sbagliano. Cusin continua a buttarsi a sinistra, ma questa volta l’austriaco spara in Certosa. Cabrini va sul dischetto per il rigore che chiuderebbe i conti. Oh, nell’82 ero rigorista, pensa l’Antonio nazionale. Infatti, stesso risultato, palla fuori. Si va ad oltranza. Cusin manco a dirlo si butta a sinistra - si butta, più che altro si accascia - e la palla va sempre a destra. Notaristefano e Biondo non sbagliano. Siamo vivi. Cusin non cambia idea, giù a sinistra, l’avversario non ci crede e spara fuori. Va dall’arbitro infuriato: è regolare che il portiere si butti sempre dalla stessa parte? Pare di si.

Come in ogni favola che si rispetti a questo punto ci vole un protagonista. Ancora meglio se il soggetto è un cattivone che al momento giusto trova il riscatto. Quel 12 dicembre 1990 il protagonista è Giuseppe Pino Lorenzo. Arrivato a Bologna nel 1988, si presenta con una doppietta al Pisa, poi il nulla. A fine stagione totalizzerà 5 reti in 34 presenze. Viene spedito a Catanzaro e richiamato l’anno dopo. Corioni ha finito i baiùc, bisogna comunque metterne undici in campo e Pinone va benone. Lorenzo si presenta sereno su quel dischetto. Tre giorni prima, si è solo reso protagonista dell’espulsione più veloce della storia del calcio. Parma-Bologna, minuto 73, entrato da dieci secondi, Lorenzo si fa cacciare per una gomitata ad Apolloni. Idolo. Ma torniamo a noi. Il Dall’Ara è ammutolito e sfinito. Pinone si aggiusta la palla sul dischetto. Rincorsa dal limite dell’area e sfera di giustezza nel sette con una mina spaventosa. Lorenzo è in estasi, vuole correre sotto la curva, prendersi l’abbraccio dell’Andrea Costa che per un pomeriggio è sua (si giocava alle 15.00 di mercoledì). Il portiere austriaco invece ha idee bellicose: prende la palla dalla rete e la scaglia in faccia a Pinone. Poi si rende conto che forse ha fatto una cazzata. Lorenzo è un torello di 184 centimetri con un fisico invidiabile. I due si guardano. Lorenzo avrebbe voglia di fare una gran rissa, di quelle che si fanno solo nei peggiori bar di Caracas. Poi un neurone gli passa per il cervello: ma quando mi ricapita di andare dai tifosi come un idolo? Si gira e corre sotto quella che, per una volta, è la sua curva. Bologna, per una sera di quel maledetto 1990, è in estasi.

Nei quarti di finale i rossoblù verranno eliminati dallo Sporting Clube de Portugal. Ma questa è la storia di qualcun altro, la nostra storia è stata scritta quel 12 dicembre.