editoriale

Sosta al momento giusto, serve a sbollire gli animi

Forse questa sosta capita nel momento più opportuno. Con il nervosismo, la rabbia e la frustrazione per il risultato di domenica, ai rossoblu potranno servire veramente quindici giorni di pausa tra una gara e l’altra. Non saranno giorni di...

Giacomo Bianchi

  • Forse questa sosta capita nel momento più opportuno. Con il nervosismo, la rabbia e la frustrazione per il risultato di domenica, ai rossoblu potranno servire veramente quindici giorni di pausa tra una gara e l'altra. Non saranno giorni di riposo, visti i tanti che saranno impegnati con le Nazionali e visto che ieri si è ricominciato a lavorare sul campo di Casteldebole per preparare già la gara contro Lazio, che sarà molto più complicata di quello che si può pensare. Sarà importante, dicevo, non scendere in campo subito. Già, perché la prova fornita da Maresca ha segnato l'ambiente rossoblu, per quanto giustamente si sia cercato di stemperare in questi giorni e nelle parole di Donadoni al termine della partita. Il Bologna, giustamente dico io, non cerca alcuna rivincita e non attaccherà mai pubblicamente gli arbitri come invece fanno tanti altri. Non è nello stile di questa Società, come ha più volte voluto sottolineare Joey Saputo in prima persona e nelle parole dei suoi collaboratori. Ma il rischio c'è sempre, il rischio inconscio dato dal volersi riprendere ciò che una settimana prima è stato tolto, il rischio di volersi "vendicare". Un rischio che può nascere nella testa dei giocatori, perché alla fine sono loro che scendono in campo. E così, bene che per una settimana ci si possa rilassare e pensare ad altro, in modo che il tempo che scorre possa essere un buon alleato e faccia dimenticare i fattacci della settimana scorsa.

  • Discorso psicologico a parte, i rossoblù dovranno sfruttare le due settimane di lavoro per recuperare chi ha qualche problema fisico (su tutti Simone Verdi) e per entrare subito nell'ottica che si andrà ad affrontare una squadra che fa paura. Onestamente, non avrei mai pensato che la Lazio potesse partire così forte dopo i tanti dubbi e le tante difficoltà del mercato estivo e delle contestazioni tra luglio ed agosto. E invece i bianco azzurri stanno rispondendo con i fatti sul campo e con 13 punti sono partiti nel modo migliore. Noi dovremo fare a meno di due pilastri di questo avvio di campionato, di Gastaldello e di Dzemaili, criticati, accusati, presi di mira dopo la doppia espulsione di domenica. Vorrei concentrarmi sul capitano, reo di non avere dato l'esempio, colpevole di non essersi comportato da leader. Gastaldello ha sbagliato, questo è abbastanza evidente. Gastaldello ha commesso l'errore di andare a parlare con il quarto uomo, magari cercando spiegazioni dopo l'ammonizione per proteste. Gastaldello, da uomo di esperienza quale è, avrebbe dovuto lasciar perdere, allontanandosi e capendo che Maresca in quel momento della partita sembrava abbastanza suscettibile. Ma... Ma il Signor Maresca ha esagerato e in pochissimi casi abbiamo assistito alla totale manca di dialogo tra un arbitro e il capitano di una squadra che si presenta al suo fianco cercando spiegazioni. Vero, Gastaldello si è avvicinato a Maresca con fare duro, che è la conseguenza della sua spiccata personalità, non della volontà di mancare di rispetto al direttore di gara. Il regolamento parla chiaro: nessun giocatore può chiedere spiegazioni all'arbitro nè parlare con lui, escluso il capitano, purché lo faccia rimanendo sempre entro certi limiti. Ecco dunque che La prima ammonizione, fondamentale, non ci sta. La seconda è da valutare, e molto dipende dal tono e dalle parole che Gastaldello ha usato con il quarto uomo. Ma se l'assistente è arrivato a comunicare il tutto all'arbitro, probabilmente il nostro numero 28 non ci è andato proprio leggero. Quante volte abbiamo visto il quarto uomo essere avvicinato da allenatori e giocatori per cercare spiegazioni, come se fosse una valvola di sfogo per chi è in campo? Spessissimo, e pochissime volte si sono visti provvedimenti come quello di domenica. Che Maresca non si sia fatto notare come uno dei migliori arbitri della A è oggettivo, ma non voglio credere nella malafede e nella "permalosità" del quarto uomo. Quattro rossi in sette partite sono troppi? Si, forse si, anche perché almeno un paio avrebbero potuto essere evitati. Ma analizzandoli, non sono il risultato di una squadra nervosa: quello di Krafth a Napoli non è un fallo da espulsione; quello di Di Francesco con la Samp è un errore, ma è la conseguenza della troppa generosità del ragazzo; gli ultimi due sono dettati da metro un di giudizio contestabile, diciamo così. Insomma, in un Bologna che pur non avendo calato il poker in casa ha fatto vedere comunque cose positive, l'importante sarà non perdere la testa. E questa settimana di pausa potrà aiutare per sbollire gli animi.