editoriale

Se non oggi, quando?

Una partita che non ha bisogno di stimoli e presentazioni andrà in scena questa sera al Dall'Ara con la consapevolezza di poter fermare l'odiata capolista.

Matteo Ragazzi

Quando esce il calendario con le giornate, questa è la prima partita che ogni tifoso va a cercare. La aspetta per tutto l'anno, si consuma nell'attesa. Perché ogni partita vale tre punti, ma qua c'è tutta la rabbia e l'orgoglio che in altre occasioni rimane sopito.

Rigorosamente Bologna – Juventus, al Dall'Ara ovviamente.

Piedi per terra, innanzitutto. Perché il morale è alto, per fortuna, ma da alcuni commenti recenti sembra che a Bologna debba arrivare il Palermo. Bello non avere paura della Juve, giusto non avere paura della Juve, ma bisogna sembra guardare in faccia la realtà: un avversario reduce da 15 vittorie consecutive. La consapevolezza di poter rappresentare l'eccezione nasce però da un ritmo da Champions League con Donadoni in panchina, da un'identità chiara e un percorso di crescita netto a livello di singoli e di collettivo.

Mi chiedo: se non oggi, quando? Perché negli ultimi anni mai ci siamo trovati in una posizione di rilievo simile, convinti di dover vedere ancora il meglio dai rossoblù. Perché non approfittare di una Juventus leggermente acciaccata e con la testa diretta al Bayern? La verità è che se vieni da 15 vittorie consecutive, pensi che la sedicesima in campionato sia una diretta conseguenza di un tragitto affrontato con il pilota automatico ed è inevitabile distrarsi anche minimamente sognando lo scalpo eccellente di Guardiola. Il turn over, indispensabile, ne è comunque un piccolo segnale.

Il passo successivo è pensare come fermare i bianconeri. Mica poco.

La Juventus attuale gioca peggio, esteticamente parlando, rispetto alla creatura forgiata da Conte e alla prima versione di Allegri che ha sfiorato il triplete. Ma è più ostica, più scorbutica. Sembra sempre voler fare la partita, ma in definitiva si limita ad aspettare l'avversario. Con un dettaglio non da sottovalutare: la gara la faranno pure gli altri, ma mai quella che vorrebbero fare in realtà. Questione di interpretazione del gioco, l'avversario è costretto a prestarsi al gioco che la Vecchia Signore ti offre. La Juventus è monomarcia, una squadra senza grandi cambi di ritmo, ma prima o poi ti investe come se fosse una nave in mezzo all'oceano. E a meno che non si trovi un iceberg di fronte difficilmente riesci a fermarla. L'esempio migliore nasce proprio dal big match Juventus – Napoli: gli uomini di Sarri sono abituati a giocare un certo tipo di calcio, intenso e qualitativo, ma per paura e capacità tattica dell'avversario non hanno recitato il solito copione. L'azione del gol di Zaza parla chiaro e racchiude l'essenza di questa Juventus: nove/undicesimi dietro la linea della palla a creare densità e se poi Callejon si limita ad assumere i compiti di un terzino non sarà di certo un caso, a fronte anche di un'azione di certo non irresistibile per via di un cambio di fronte a difesa schierata. Non è una banalità, i bianconeri soffrono i ritmi alti e il Bologna dovrà replicare l'atteggiamento intenso visto contro il Napoli al Dall'Ara. Baricentro alto e personalità sono la chiave per sperare di potersela giocare quantomeno alla pari: guai ad indietreggiare, guai a soffrire di qualche complesso d'inferiorità perché in condizioni fisiche e di formazione standard i rossoblù hanno dimostrato di potersela giocare contro tutto, tutti e ovunque. E per crescere certi test devi superarli, o almeno provarci.

Non una semplice partita, e allora quanto sarebbe bello vincerla davanti a Saputo? Perché dopo tanti bocconi amari, perlomeno in casa, la gioia sarebbe incalcolabile.

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