editoriale

Orgoglio e fortuna, la ricetta per il ritorno in serie A

“In un minuto c’è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà” disseThomas Stearns Eliot (Nobel per la letteratura nel 1948), probabilmente traendo spunto dalla partita di martedì...

Redazione TuttoBolognaWeb

“In un minuto c'è il tempo per decisioni e scelte che il minuto successivo rovescerà” disseThomas Stearns Eliot (Nobel per la letteratura nel 1948), probabilmente traendo spunto dalla partita di martedì scorso. Ogni minuto infatti sembrava infinito, ogni giro di lancette poteva essere decisivo per le sorti di Bologna e Pescara, arrivate alla finale da percorsi differenti e in condizioni totalmente opposte. Tornando al pensiero di mister Eliot, è proprio vero che in un minuto c’è tempo per la strepitosa azione di Sansone, fermata solo da Fiorillo, e per il capovolgimento di fronte che ha portato al gol di Pasquato, che ha riempito il Dall’Ara di spettri e paure. In un minuto c’è spazio per misurare nuovamente la sfortuna di Federico Melchiorri, che dopo l’incrocio dell’andata e la traversa scheggiata nel primo tempo, al 91' coglie incredibilmente il legno superiore della porta di Da Costa, rimasto pietrificato a pregare tutti i santi possibili e a raccogliere poi la palla dopo il rimbalzo sul montante, con susseguente bacino a quella traversa che merita a tutti gli effetti un posto d’onore in un ipotetico museo rossoblù, come confermato tra il serio e il faceto anche da Joey Saputo. E’ stata una partita incredibilmente folle, un match che come una matrioska contiene 3 o 4 partite messe insieme. Mi perdonerete per i pensieri poco ordinati messi uno dopo l’altro, ma l’adrenalina e la tensione scorrono ancora nelle vene e si fa fatica a smaltire un simile carico emozionale. Ogni tanto mi sembra ancora di essere nel recupero, in quei minuti che sembravano non voler trascorrere più. Ho seguito gli ultimi dieci in totale trance, con diversi sussulti alle coronarie portati in ordine da Lazzari, Salamon e appunto Melchiorri. Tutto questo, ripeto, è successo solo negli ultimi dieci minuti.

Allargando l’orizzonte, è stata una sfida che ha rispecchiato in pieno quella che è stata la stagione del Bologna. Proviamo a fare un parallelo tra Bologna-Pescara e l’intero anno rossoblù:

1) un Bologna che, dopo qualche difficoltà iniziale, trova una certa quadratura e in qualche modo ingrana – vantaggio firmato Sansone dopo più di mezz’ora di sofferenza;2) si arriva al secondo posto alla fine del girone di andata, ma nonostante il calciomercato importante comincia ad ingolfarsi il motore rossoblù – pareggio di Pasquato;3) i troppi pareggi e le sconfitte contro Carpi e Frosinone privano il Bologna della possibilità di salire in serie A direttamente, nel frattempo Rossi prende il posto dell’esonerato Lopez – espulsione di Mbaye e assedio del Pescara;4) squadra che arranca ma arriva ai play-off nonostante sia palesemente sulle gambe, ma che con il cuore e la fortuna necessaria la sfanga e strappa la serie A – le varie occasioni di cui vi parlavo qualche riga più su, con particolare riguardo per la traversa di Melchiorri, la stessa (lo ripetiamo) che in semifinale fermò Castaldo sempre in pieno recupero.

Questi, in estrema sintesi, sono i paragoni possibili tra la finale di ritorno dei play-off e questo immenso 2014/15, e la stessa impressione l’ha confermata pure mister Rossi in sala stampa: “Questi play-off sono stati lo specchio di tutto il nostro travagliato campionato”. Mister Rossi che – gliene va dato atto – ha dovuto tirare fuori il massimo da una squadra col morale sotto i tacchi e con le batterie scariche, con poche settimane a disposizione per provare a ricaricarle. Non mi nascondo nel dire che, molto sinceramente, non ero troppo ottimista sull’esito della stagione per tutta una serie di motivi.

In primis, per come stavano girando le cose da ormai più di due mesi a questa parte, con un Bologna sulle gambe che faticava a trascinarsi avanti. In qualche modo è arrivato il quarto posto, che ha regalato comunque il vantaggio di poter andare in Serie A con due pareggi dopo che il Pescara ha eliminato il Vicenza, terzo. Certo, andare in A con due pari non sarà il massimo dal punto di vista “estetico”, e sono parzialmente d’accordo con coloro che predicano un cambio nel regolamento degli spareggi post-season, che permettono a Sansone e compagni di tornare in Paradiso dopo una vittoria, una sconfitta e due pareggi. In secundis, perché il Pescara era esattamente l’avversario che avrei voluto evitare, a maggior ragione in finale. La truppa di Oddo, forte del miglior attacco del campionato, dopo la sconfitta a Varese alla penultima giornata e l’avvicendamento di guida tecnica, è arrivata meglio di tutti ai play-off, sia sotto il punto di vista mentale sia soprattutto sotto quello fisico. Una squadra spumeggiante e straripante, che ha demolito Perugia prima e Vicenza poi, e che fino alla fine ha cullato sogni di gloria. Al mister abruzzese e alla sua squadra vanno i complimenti per come hanno interpretato i 180’, sono stati un avversario tosto e avrebbero meritato anche loro un posto in massima serie per quanto fatto vedere.

Il Bologna, dal canto suo, è stato lottatore, sporco e cinico al punto giusto. Ha finalizzato la palla gol più grossa e ha combattuto stringendo i denti fino all’ultimo secondo, in 10 e allo stremo delle forze dopo una stagione che sembrava non voler finire più. Molti di quelli scesi in campo avevano problemi fisici anche non recenti, ma hanno fatto di tutto per non mancare all’appuntamento e dare il proprio apporto alla causa. Tutti hanno tirato fuori l’orgoglio nel vestire una maglia prestigiosa, quella stessa che, presentata lo scorso luglio, sembrava già pesare addosso. Tutti sapevamo però che bisognava sudarla oltre che indossarla per arrivare lontano, e nelle partite che contavano il sudore non è mancato. Non è mancata nemmeno la fortuna, quella che serve per scrivere storie di questo tipo: “Molte volte quel pizzico di fortuna ti viene se te lo vai a cercare”, ha detto sempre Delio Rossi a traguardo raggiunto, fortuna cercata e trovata soprattutto grazie a quella traversa sotto la curva Bulgarelli, protagonista assoluta di foto e baci da parte dei tifosi e pronta a diventare, accanto alle Due Torri, nuovo simbolo cittadino.