editoriale

No all’usato e alle minestre riscaldate, sì ad un Bologna giovane

Sono stati mesi sofferti e tribolati, che però si sono conclusi come era giusto che fosse. Il Bologna torna in serie A, lo fa passando “per la finestra” come ha detto Mimmo Maietta e può pensare a tornare grande. È...

Giacomo Bianchi

Sono stati mesi sofferti e tribolati, che però si sono conclusi come era giusto che fosse. Il Bologna torna in serie A, lo fa passando “per la finestra” come ha detto Mimmo Maietta e può pensare a tornare grande. È stata un'annata difficile e lunghissima, nella quale si sono vissuti tutti gli stati d'animo possibili ed immaginabili: si è partiti con l'incertezza del futuro, si è passati all'euforia per l'arrivo di Tacopina e Saputo, si è continuato a gioire quando a fine girone di andata si era al secondo posto e per un mercato invernale che aveva portato gente di categoria superiore. Poi ci si è innervositi e arrabbiati per dei risultati che non arrivavano e ci si è disperati con le sconfitte di Carpi e Frosinone che hanno allontanato la serie A dopo mesi di secondo posto solitario. Ci si è rassegnati all'idea di fare i playoff e alla convinzione di avere perso una grande occasione, perchè la squadra era stanca e sarebbe uscita subito dalla corsa. Poi si è benedetta quella traversa, si è strappato un pareggiaccio a Pescara e in casa si è tornati euforici e all'apice del piacere, con quell'1-1 che rimarrà nella storia e nella mente di tutti. Da più parti (non a Bologna, sia chiaro), c'è chi grida allo scandalo, chi dice che i rossoblù non meritavano la serie A e che Pescara e Avellino hanno giocato meglio degli uomini di Rossi. C'è anche chi dice che la formula del playoff non è giusta perchè andrebbe premiato il goal in trasferta, come succede nelle Coppe. Mah, punti di vista. Saremo sicuramente di parte, forse Avellino e Pescara hanno davvero giocato meglio, ma non si può pensare che il miglior piazzamento dopo 42 (e sottolineiamo 42) giornate di campionato non conti nulla in una fase ad eliminazione diretta. Quindi giusto così, giusto che il Bologna vada in serie A anche se ha giocato peggio e offerto uno spettacolo mediocre. E adesso? Adesso bisogna pensare all'anno prossimo, a costruire una squadra che deve avere l'obiettivo di divertirsi e fare divertire la sua gente. Bravi Saputo, Rossi e dirigenza a smorzare gli animi e gli entusiasmi, perchè c'è il rischio che la piazza diventi esigente. Bisogna volare basso e non si deve pensare che nel giro di due anni si giocherà la Champions League. La società vuole procedere gradualmente, ha detto che l'importante è creare le basi per il futuro, e mi sento di sottoscrivere in pieno queste parole. Però bisogna anche divertirsi, magari togliendosi qualche soddisfazioni sgambettando le grandi, e vedendo una squadra composta da uomini che lottano e combattono. Molto dipenderà dal mercato, con grandi nomi che cominciano a circolare e che vengono associati alla maglia rossoblù. Serve gente che abbia voglia di lanciarsi, voglia di mettersi in gioco e che sposi subito la causa rossoblù. Quindi sì ai giovani che vogliono farsi largo (Donati e Ogbonna, i nomi che girano, li firmerei subito) e no all'usato in cerca di riscatto. I vari Pazzini e Cassano -voci che sono girate nell'ultimo periodo- non mi convinco, così come non appoggerei il ritorno di Diamanti, ipotesi sicuramente suggestiva e che sento verrebbe apprezzata da molti tifosi. È iniziato il mercato, e sono iniziate le fantasie di tutti quanti. Mi fido della società, di chi ci lavora e di quello che può creare. Siamo solo a giugno e ci sarà da divertirsi leggendo le notizie e pensando all'anno prossimo. Non mi interessa un Bologna vincente e subito, mi interessa un Bologna che torni a fare divertire i suoi tifosi e la sua gente. L'occasione è ghiotta, va sfruttata.