editoriale

Napoli 2013, Lazio 2015: sempre zero punti ma impressioni diverse

Solo un gol di scarto al novantesimo tra Lazio e Bologna, al termine di una partita dai due volti: un primo tempo in cui la squadra di Rossi è stata presa a pallate per quaranta minuti, fino al clamoroso gol di Mancosu (!); un secondo tempo...

Luca Lollini

Solo un gol di scarto al novantesimo tra Lazio e Bologna, al termine di una partita dai due volti: un primo tempo in cui la squadra di Rossi è stata presa a pallate per quaranta minuti, fino al clamoroso gol di Mancosu (!); un secondo tempo in cui, complice il calo laziale, i rossoblù sono cresciuti, pur senza rendersi pericolosi. Fino all’ultimo minuto, quando con Brienza e Brighi il Bologna ha rischiato di pareggiare. Non ce l’ha fatta, e per quanto visto in campo è giustissimo così, tuttavia che questa possibilità si sia anche solo paventata è molto più di quanto sperassi.

Da una parte, infatti, c’era una squadra come la Lazio, la terza forza dello scorso campionato confermata in blocco. Assenti Marchetti, Klose e Djordjevic per infortunio, erano presenti invece due schegge come Keita e Kishna, i classici giocatori che, se in forma, o gli spari o li saluti piangendo col fazzolettino bianco (e ieri erano in forma). Una formazione più avanti anche nella preparazione, avendo già affrontato il primo di due impegni ufficiali del valore di svariati milioni di euro. Dall’altra, invece, un Bologna neopromosso con sei volti nuovi e tre esordienti assoluti in Serie A, una squadra con ancora il cartello “Lavori in corso” ben in vista e al quale mancano almeno tre titolari. Shakerando tutto questo avresti potuto tranquillamente ottenere un tre/quattro a zero e tutti a casa, invece la gara è stata in bilico fino all’ultimo.

Certo c’era stato un inizio shock, durante il quale l’ipotesi cappotto si era fatta largo nelle teste di forse tutti noi. Corsie laterali come binari per i Frecciarossa biancocelesti, con Masina e Ferrari a un passo dallo stordimento, Biglia metronomo preciso, Candreva-Keita-Kishna tridente imprevedibile e ficcante. Nel Bologna si salvavano solo Mirante, che tra Pavia e Lazio avrà già collezionato almeno sei parate degne di nota, Brighi e Brienza, quest’ultimo a dannarsi su ogni pallone che transitava nella sua zona. Ma l’ex Cesena è stato preso per vedere quello che gli altri non vedono, e il lancio per il gol di Mancosu (!) è una carezza che rientra perfettamente in questa categoria.

Il calo della Lazio, a questo punto, inviterebbe il Bologna a osare, un verbo tuttavia ancora mancante nel vocabolario di questa squadra. Perché sì il giro palla nella ripresa migliora, così come la mentalità, ma di occasioni non ne vengono create. Peccato, perché i biancocelesti si sono resi vulnerabili per quasi metà del secondo tempo, prima di riaccendere la lampadina e tornare a impegnare Mirante in varie occasioni. Decisivo Berisha, comunque, sul tentativo di lob via inzuccata di Brighi, ultimo sussulto della partita.

È un Bologna ancora troppo acerbo, questo, per chiedergli di pareggiare contro la Lazio, e la maturazione richiederà tempo, ma la prima uscita è stata meglio di quello che pensassi. Due anni fa, ad esempio, all’esordio facemmo da sparring partner al primo Napoli di Benitez, che ci travolse con un tre a zero senza appello. La sensazioni di allora furono estremamente negative, un presagio che purtroppo divenne realtà. Oggi no, oggi la sensazione è quella di una squadra che, se dovesse continuare così (e con gli innesti che siamo certi arriveranno) potrà fare la voce grossa nella lotta alla salvezza: siamo ansiosi di sentirla.