editoriale

La domenica perfetta del Bfc (e Di Francesco è un guastatore)

Dopo due mesi il Bologna torna al successo casalingo e lo fa nel migliore dei modi: il Bologna è tornato

Giacomo Bianchi

La domenica perfetta. Sportivamente parlando, ovviamente. Ha vinto il Bologna e hanno gioito gli appassionati di basket, di qualunque fazione siano, perché sia Virtus che Fortitudo hanno dato conferma del fatto che questa città, quando vuole, può essere una delle prime in assoluto dal punto di vista sportivo. Ma rimaniamo sul pomeriggio del Dall'Ara. Prima della partita qualcuno si ostinava a dire che sarebbe stato il “classico” Bologna- Chievo senza spunti, senza divertimento, dove la noia e il nulla l'avrebbero fatta da padroni. Personalmente ero invece convinto di tutt'altro, anche solo per il fatto che le due squadre avevano ben pochi motivi di chiudersi in difesa per paura di perdere la partita. E, per fortuna, non mi sono sbagliato e si è vista una bella gara. È stato un Bologna un po' fumoso ma comunque propositivo nel primo tempo, un Bologna che con Dzemaili ha avuto tra i piedi l'occasione di andare in vantaggio e mettere subito la partita sui binari giusti. Poi un po' si è calati, complice anche il “non gioco” dell'organizzatissimo Chievo, una squadra che di sicuro non fa del calcio-champagne il suo punto di forza, ma che è talmente quadrata e ordinata che non permette a nessuna avversaria di sovrastarla. Qualche conclusione da fuori, la parata di Da Costa su Radovanovic, qualche contropiede sprecato, e poi il gelo del quarantesimo. Quando il Bologna va immeritatamente sotto e si trova a dovere rincorrere.

Cosa sia successo nell'intervallo non è dato sapersi, ma la squadra è rientrata in campo con la testa giusta, e conscia del fatto che il goal subìto non l'avrebbe dovuta abbattere perché, in quel momento, se qualcuno meritava di essere avanti, non erano di certo gli ospiti. E poi, la luce: il primo goal è da manuale del calcio, e gli interpreti sono gli uomini da copertina della domenica. Palla in verticale di Dzemaili, Krejci che taglia alle spalle del difensore e mette una palla strisciata e rasoterra al limite dell'area piccola. Verdi si inserisce perfettamente, e il resto è noto, con quel sinistro che si insacca alle spalle di Sorrentino, nel quale è racchiusa tutta la rabbia e la frustrazione dei mesi passati fuori per l'infortunio. Quanto ci teneva, Simone, a questo goal. Lo si è visto nel modo in cui ha scagliato il tiro, nell'esultanza rabbiosa e liberatoria cercando (e trovando) l'abbraccio di tutti i suoi compagni, nel sentire l'urlo di gioia dei tifosi. Meritava questo goal, ed è giusto che sia arrivato ieri, proprio dopo la convocazione di Giampiero Ventura. “L'adrenalina del momento ti carica ancora di più”, ha detto nel post-partita. Già, perché lì è cominciata la sua partita, e lì penso sia ricominciato il suo campionato.

Che il Bologna fosse in palla era evidente, e la doppietta di Dzemaili unita al goal di Di Francesco, sono stati la giusta coronazione del pomeriggio perfetto. Un pomeriggio che non si vedeva da tanto, troppo tempo. Vorrei fare un breve inciso ma un grande applauso anche a Federico Di Francesco. Che è rimasto fuori dagli undici titolari, ma quando è entrato, ancora una volta, ha cambiato la partita. In questo momento il Bologna si trova con tre esterni importanti, tre esterni che meritano di giocare. Krejci è un giocatore di alto livello nonostante il momento opaco che ha attraversato, mentre su Verdi e Di Francesco c'è ben poco da aggiungere. Sono però dell'idea che questo ragazzo può essere decisivo anche se viene inserito a partita in corso. Può diventare questa la sua forza, e di conseguenza la forza del Bologna. Non è un caso che gli unici due goal (pochi, troppo pochi in 29 partite) dei rossoblù dalla panchina siano arrivati proprio da lui, e non sarebbe una follia farlo diventare “il guastatore” a partita in corso. Nel calcio di oggi, dove ci sono rose da 25 giocatori, la differenza tra “titolari inamovibili” e “eterni panchinari” non esiste più. Non ha più senso fare questa distinzione, perché chi per alcune partite sembra essere sicuro del posto, si trova ad essere un mistero dopo un paio di mesi (chiedere ai vari Taider, Donsah, Marios, etc..). Ma un giocatore come Federico, che entra sempre con la testa giusta, la grinta, la voglia, il dinamismo e lo spirito di chi vuole spaccare la partita ed essere decisivo per la propria squadra, merita sempre una chance. E non cambia nulla se la chance viene data dal primo minuto o dal sessantesimo. I 20.000 del Dall'Ara. I quattro goal segnati. Verdi in Nazionale. La corsa di Mimmo al novantaquattresimo. La curva che canta ed esulta. Il sorriso dei giocatori. Il sorriso dei bambini. Il sorriso della gente. La sintesi perfetta, della domenica perfetta del nostro Bologna.