editoriale

Il passato è alle spalle, per Bigon aspettiamo e rinviamo le critiche

L’altra sera mi è capitato di seguire Bari – Novara. Clamoroso a dir poco: da 0-3 a 3-3 e poi sconfitta dei padroni di casa ai supplementari. E se ripenso alla sofferenza patita un anno esatto fa mi fa anche strano rammaricarmi...

Matteo Ragazzi

L'altra sera mi è capitato di seguire Bari – Novara. Clamoroso a dir poco: da 0-3 a 3-3 e poi sconfitta dei padroni di casa ai supplementari. E se ripenso alla sofferenza patita un anno esatto fa mi fa anche strano rammaricarmi dell'impossibilità di abbracciare Sabatini. Non per altro, ma certi momenti sembrano talmente lontani nella nostra memoria collettiva che si fatica anche a comprendere la crescita avvenuta sotto le Due Torri. Ecco quindi che l'arrivo di Bigon appaia come una sventura ai più e comprendo l'amarezza di abbandonare un abile talent scout come Corvino capace di creare le fondamenta per anni a venire, a dimostrazione della bontà del lavoro svolto dall'ex direttore viola sono disponibili i buoni risultati ottenuti dal settore giovanile rossoblù. Ma non è nemmeno questo il punto: ho sentito diverse critiche all'indirizzo di Pantaleo Corvino al suo approdo a Bologna, altrettante ne ho sentite nei confronti di Bigon. E adesso ci ritroviamo a rimpiangere il nostro ex direttore salentino.

Ammetto di non essere un grande fan di Riccardo Bigon, ma è quantomeno giusto non partire prevenuti nei suoi confronti e giudicare il valore del DS dal futuro operato in rossoblù. Anche perché rimani segnato ed etichettato a vita dagli errori e verrai esaltato per i grandi colpi, ma ciò non è altro che un'altalena fisiologica della vita professionale di ogni direttore sportivo. Si passa dal flop oneroso di Britos al colpo Koulibaly (che già fece bene l'anno scorso), dall'ottima gestione del reparto avanzato in casa partenopea al contratto insensato di Pazzini. Capita, semplicemente. Ma ricordiamoci che Bigon non è Corvino e cambierà tanto se non tutto, in due situazioni il figlio d'arte è un vero fenomeno: vendere e rimpiazzare e collaborare con società e allenatore.

Le partenze di Lavezzi e Cavani avrebbero potuto affossare il Napoli, ma la grande qualità di raccogliere il massimo dalle cessioni e rimpiazzare le partenze eccellenti con giocatori dello stesso livello ha permesso al club campano di crescere anno dopo anno, generando anche diversi segni positivi a bilancio. E vincendo anche un paio di coppe.

Altro fattore che ha permesso a Bigon di entrare nei pensieri dei dirigenti rossoblù è la sua grande disponibilità a collaborare in una struttura gerarchica e nel rispetto dei ruoli, ciò che in pratica è mancato a Corvino. Bigon e Donadoni porteranno avanti il mercato insieme, a seconda delle esigenze e delle richieste precise del mister, senza dimenticare il lavoro di scouting svolto anche dal resto dello staff. Le amicizie internazionali dell'ex Napoli faranno comodo così come il rapporto maturato in questi mesi a Verona: Viviani, Helander e Ionita rappresentano piste concrete, economiche e di buon valore per migliorare la rosa in mano a mister Donadoni. Ma difficilmente vedremo un altro Diawara acquistato per poche centinaia di migliaia di euro. Aspettiamo, intanto, e un grandissimo in bocca al lupo a Riccardo Bigon.

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