editoriale

Il mercato è chiuso: rosa sufficiente, ma incompleta

Il mercato estivo porta in dote una rosa allungata e di buoni valori, sostanzialmente simili a quelli della passata stagione. Peccato, perché il salto di qualità era a portata di mano.

Matteo Ragazzi

Tutti avremmo fatto un mercato diverso. Questo è il punto dal quale partire, iniziare un discorso e non concluderlo. Le sentenze uccidono il sacro piacere personale nel parlare amabilmente di sport.

Tante scommesse o volti nuovi, qualche certezza dal quale ripartire, qualche perno e punto fermo ci ha abbandonato: in maniera così semplicistica si potrebbe riassumere il mercato estivo 2016 del Bologna cooperativo targato Bigon, Fenucci, Di Vaio e Donadoni.

Così semplice, però, non è. Bisogna scavare un pelo più a fondo, perché le motivazioni e le necessità che hanno spinto i piani alti rossoblù ad operare in questa maniera sono diversi.

La lista, il budget ridotto, cessioni forzate, abbattimento del monte ingaggi e svecchiamento ulteriore della rosa: incastrarli significa far fronte ad imprevisti unici, specie quest'anno.

Un mercato certamente sufficiente, ma che lascia l'amaro in bocca perché con un solo acquisto mirato in attacco l'asticella si sarebbe alzata sensibilmente. Dietro via Rossettini (pagato profumatamente) e Cherubin, dentro Helander, Torosidis e Boldor da valutare tra qualche mese. In pratica un centrale già svezzato e adatto al campionato di Serie A, con esperienza internazionale, e un rinforzo sulle fasce di grande esperienza che risulterà sicuramente utile considerati i problemi cronici dei terzini presenti in rosa. Un discorso a parte merita Mirante: tanti auguri al portierone per una svelta ripresa, e intanto con Da Costa possiamo vivere sogni tranquillissimi.

A centrocampo via Diawara, pagato a peso d'oro nonostante essendo fuori rosa da più di un mese, Brighi e Brienza (piango), dentro Viviani, Nagy e Dzemaili. Tanta roba, soprattutto considerato l'inserimento perfetto dell'ex Verona last minute, che andrà a riempire di fatto la posizione lasciata vacante da Amadou. Piede educato e buonissima visione di gioco: ciò che mancava per tamponare qualche falla in fase di impostazione, con Pulgar libero di dare il massimo e sperimentare altre situazioni in mezzo al campo. Il tutto insieme alla straripanza fisica di Donsah (sperando rimanga integro una volta tornato) l'intraprendenza e la personalità di Nagy, il dinamismo di Taider e l'esperienza di Dzemaili. Senza dimenticare Rizzo, più di una volta adattato per necessità sull'esterno d'attacco. Insomma, numericamente ci siamo e qualitativamente pure, il difficile sarà incastrare i pezzi del puzzle in maniera efficace, evitando figure orride come l'ultima di Torino, in cui il centrocampo è collassato sia fisicamente, sia mentalmente tra un tempo e l'altro.

L'unico difetto, a mio parere, è stata la totale mancanza di idee e di approccio nei confronti di un giocatore offensivo in grado di innalzare sensibilmente il livello. La delusione non risiede tanto nel mancato arrivo di Cerci (che sarebbe stato gradito), ma nel totale immobilismo nei mesi precedenti. Perché non sfruttare la sinergia con la Roma per arrivare a Iturbe o Iago? Perché non affondare il colpo decisivo a Saponara, essendo a conoscenza del bisogno di entrate importanti dell'Empoli? E con il ricavato di Diawara qualcosina in più si poteva/doveva fare. Perso Giak, Krejci rappresenta una nota davvero lieta e di grande qualità, nonché il suo naturale sostituto in quanto a presenza tecnica nell'arco dei 90 minuti.

Verdi e Di Francesco allungano le rotazioni e offrono spunti qualitativi seppur con poca costanza, l'arrivo di Sadiq invece “rischia” di essere un crack: il ragazzo è devastante, vedrete.

Il tutto è in mano di Donadoni: parte il count-down per Bologna-Cagliari.

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