editoriale

È arrivato il momento di fare sul serio

I prossimi saranno giorni cruciali per la costruzione del nuovo Bologna, che tra mille inghippi e con un po’ di ritardo, sta faticosamente prendendo forma, in un’estate che in pochi (forse nessuno) si sarebbero immaginati così...

Marco Francia

I prossimi saranno giorni cruciali per la costruzione del nuovo Bologna, che tra mille inghippi e con un po’ di ritardo, sta faticosamente prendendo forma, in un’estate che in pochi (forse nessuno) si sarebbero immaginati così calda. Sono mesi che viviamo “ore delicate”, che ci troviamo “a un passo dalla svolta”, che viviamo attese snervanti quanto quelle a cui è costretto un padre in una sala parto, ma mai come questa volta queste parole sono piene di significato. L’arrivo di Saputo in Italia dovrebbe permettere di sbloccare una serie di situazioni che col passare dei giorni si sono fatte via via più ingarbugliate. Dalla definizione dei rapporti con l’attuale presidente alla messa in pratica della strategia commerciale progettata negli ultimi mesi, fino ovviamente alla costruzione della squadra per il prossimo campionato di Serie A.

Non me ne vogliano Tacopina e Winterling, ma quella più importante riguarda indubbiamente il calciomercato: se è vero che un assetto societario stabile e la raccolta di fondi attraverso lo sfruttamento commerciale del marchio Bologna Football Club rappresentano due questioni basilari per permettere al Bologna di “camminare sulle proprie gambe”, non si può negare che la costruzione di una squadra competitiva, che possa raggiungere una “salvezza tranquilla” e consolidarsi in vista delle prossime stagioni, debba assolutamente rappresentare il cardine di tutto il progetto-Bologna targato Saputo. Il danno scaturito da un’eventuale non permanenza nella massima serie sarebbe incalcolabile ed è bene che il chairman canadese (e tutti i suoi sottoposti) tengano sempre bene a mente questo punto.

Il low profile di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane pare non essere stata una (saggia) scelta della dirigenza rossoblù, quanto una reale situazione a cui Corvino ha dovuto far fronte per rientrare nei parametri imposti dall’alto. Nulla di preoccupante, in ogni caso: quello del nuovo Bologna è un progetto pluriennale, pensato sul lungo periodo e non sulla sopravvivenza alla giornata, come ahimè eravamo ormai tristemente abituati. L’ha spiegato sabato Fenucci con la serafica calma che da sempre lo contraddistingue: viste le tangibili difficoltà di un mercato esoso come nessun altro nella storia recente del calcio italiano, la dirigenza rimodulerà il piano di investimenti pensato in un primo momento, indirizzando una quota più ingente di risorse in questo mercato, quello che dovrà partorire non solo la squadra che nella prossima Serie A dovrà mantenere a tutti i costi la categoria, ma anche la base per le stagioni a venire.

Come è giusto, la società non vuole parlare di cifre, ma non credo che questo spostamento di risorse sia così ingente da permettere al Bologna di fare pazzie sul mercato: ho troppa stima dei professionisti che ora tengono le redini della società per pensare che il piano di investimenti sul mercato per le prossime tre stagioni fosse nato da una semplice divisione per tre, con una squadra che in questa sessione di mercato era da ricostruire praticamente da zero. L’importante, comunque, è che quel che verrà stanziato basti per permettere a Corvino di raggiungere gli obiettivi necessari a completare un Bologna che – attacco a parte – non mi sembra così malvagio come in tanti lo stanno dipingendo negli ultimi giorni.

Certo, il reparto avanzato è quello più importante, capace di fare la differenza tra una squadra di metà classifica e una retrocessa (basta guardare il passato recente per rendersene conto), ed è quindi auspicabile che Corvino venga messo nelle condizioni di portare a Bologna giocatori capaci di fare la differenza sotto porta. Dei 6-7 acquisti di cui ha parlato Fenucci, i più pesanti saranno quei due o tre che andranno a formare il reparto avanzato a disposizione quanto prima di mister Rossi. Tradotto in soldoni: per quanto importanti, non ti salvi con i Perez e con i Britos, ma con i Gilardino, i Di Vaio e i Diamanti.

L’abbiamo detto all’inizio: quelli che stiamo vivendo sono giorni caldi e di sicuro qualcosa in questo senso si muoverà prima dell’inizio del ritiro di Sestola. Non saranno però gli ultimi: armiamoci della santa pazienza che ormai ci contraddistingue e prepariamoci a viverne altri di momenti cruciali, perché fino al 31 agosto non conosceremo fino in fondo il vero volto del Bologna che verrà; anche se i prossimi giorni saranno quelli decisivi per davvero.