editoriale

Crisi rossoblù: ecco tutte le cause

di Alessandro Reni

Redazione TuttoBolognaWeb

È ormai chiaro che attualmente la situazione che alberga in casa Bologna non sia delle più serene, e ciò è stato confermato in maniera ulteriore dopo la sconfitta rimediata all’interno delle mura amiche contro il Verona: al Dall’Ara i rossoblù hanno perso per una rete a zero. Che cosa sta succedendo? Questo è l’interrogativo che tutto il popolo felsineo si sta ponendo alla luce degli ultimi risultati (negativi) ottenuti. Di risposte sicure non ce ne sono, si può provare a ragionare tramite ipotesi, le quali però potrebbero, ahimè, corrispondere a verità: evidentemente l’impegnativa rincorsa compiuta dal Bologna da quando Donadoni si è seduto sulla nostra panchina (lo slancio che ci ha consentito di raggiungere la parte sinistra della classifica conquistando strepitose vittorie ed importanti pareggi grazie a prestazioni assolutamente convincenti) ha poi dato seguito a una serie di partite disputate in modo svogliato e inanimato, con una squadra spenta sia dal punto di vista fisico che mentale: guarda caso non raccogliamo successi dal 14 febbraio quando abbiamo sconfitto l’Udinese al Friuli, seppur dopo una gara non giocata egregiamente da parte dei petroniani.

Già, ma secondo me le spiegazioni non finiscono certo qui: i motivi di questa crisi hanno radici ben più profonde e non vanno collegate soltanto alla stanchezza fisica e psicologica. Per cominciare, il fatto che la salvezza costituisca una convinzione palese avrà senza dubbio abbassato la grinta ma specialmente la concentrazione dei nostri; aggiungiamoci anche la poca chiarezza che nelle recenti settimane ha caratterizzato la nostra società per quanto concerne la permanenza dell’allenatore (io non sono del tutto convinto che il nostro tecnico resterà sotto le Due Torri nemmeno dopo le dichiarazioni rassicuranti di Saputo); non bisogna tralasciare da questo elenco neanche l'uscita di scena anticipata di Corvino, ai ferri corti con Fenucci, e a cui sono state più volte contestate da buona parte dei tifosi, a mio parere ingiustamente, alcune operazioni, soprattutto durante il mercato invernale dell’anno scorso e di quest’anno.

La scarsa frequenza di Saputo nell’ambiente bolognese, che impedisce al nostro patron di presenziare quando è necessario come in questi casi e di prendere una volta per tutte le decisioni idonee al momento giusto; la consapevolezza da parte di alcuni giocatori di non rientrare più nei piani societari come in quelli del mister, che di conseguenza li porta ha portato ad un rilassamento: il seguente discorso vale in particolar modo per Giaccherini che, in procinto di vestire la maglia azzurra agli Europei, ha visto calare clamorosamente il suo rendimento. Infine, la mancanza di Destro in attacco: l’assenza del centravanti ascolano ha un peso ancora più significativo se si considera la condotta insufficiente del suo sostituto Floccari, più che altro a livello realizzativo.

Adesso la speranza di tutti è che il Bologna riesca a cambiare marcia, a risollevarsi da questo crollo improvviso ma non inaspettato, dato che, escludendo la stagione passata in Serie B, la nostra squadra è recidiva in quanto a cali di pressione, oltre che di tensione, durante la fase finale del campionato: siamo soliti a questo andamento declinante dal 2011 quando con Malesani, a salvezza già assicurata, gettammo la spugna a partire da marzo. Starà a Donadoni fare in modo che i suoi uomini riattacchino la spina, anche se, sebbene io lo stimi parecchio sia come allenatore che come persona, la sua vaghezza mi lascia un po’ perplesso. È assodato che qualcosa non va, che qualcosa nell’ingranaggio che sembrava perfetto pare essersi danneggiato, ma ritengo che questo team abbia tutti i mezzi per potersi riprendere, ripartendo da dove ha interrotto il suo cammino. Bologna, se ci sei batti un colpo!