editoriale

Corsi e ricorsi storici: il Bologna soffre ma vola in finale

in collaborazione con il blog Iveritifosidibologna.club Allo stadio Azteca di Città del Messico è affissa una placca recante la scritta “Partido Del Siglo”, “La partita del secolo”, ovvero la semifinale...

Redazione TuttoBolognaWeb

in collaborazione con il blog Iveritifosidibologna.club

Allo stadio Azteca di Città del Messico è affissa una placca recante la scritta “Partido Del Siglo”, “La partita del secolo”, ovvero la semifinale disputata tra Italia e Germania il 17 giugno 1970, in occasione della nona edizione dei campionati mondiali di calcio. Con le dovute proporzioni, a distanza di quarantacinque anni e in una location ben lontana da quella prima citata, ecco che va in scena un’altra emozionante semifinale.

Come il più elettrizzante dei libri gialli, che ti tiene incollato alla poltrona fino all’ultima pagina, con quel brivido di fondo che solo l’ignoto ti può regalare. Ecco il riassunto perfetto di Bologna-Avellino. E' andata come doveva andare, com’era scritto da tempo. Una partita che posso definire, senza paura di essere smentito, agonica. E lo è stata fino al 93’, quando la traversa colpita da Castaldo ha di fatto mandato gli irpini all’Inferno e il Bologna in finale play off, dove i rossoblu incontreranno il Pescara, uscito vincitore dal doppio confronto con il Vicenza (1-0 all’andata in terra abruzzese, 2-2 al ritorno al Menti).

La cronaca della partita non è certo per deboli di cuore. L'Avellino mette in campo, come prevedibile, tutte le sue forze offensive per poter rimontare lo svantaggio dell'andata, e ci riesce, se è vero come è vero che dopo appena 7 minuti Trotta trasforma in oro un delizioso assist di Zito.

Ma dall’altra parte ci siamo noi, decisi a ribaltare subito la sfida a nostro favore. E ci riusciamo, grazie ad un attaccante che, proprio nella sfida di campionato contro il medesimo avversario, aveva fallito il rigore che poteva ancora far sognare il secondo posto. Robert Acquafresca raccoglie un assist di Krsticic, conclude in scivolata e si prende una bella fetta della torta chiamata “rivincita”, riequilibrando i giochi. Poi c’è Sansone, che corre, sforna assist, mette lo zampino in ogni azione rossoblu ed è pertanto elemento imprescindibile. Sulla sponda opposta però dobbiamo fare i conti con portiere avversario e sorte avversa. Frattali, con un discreto aiuto da parte della dea bendata, chiude la saracinesca della porta irpina, e come spesso capita in questo sport, vale ancora una volta la legge del gol sbagliato, gol subito. Minuto numero 45’, cross di Visconti, Trotta è più lesto di Oikonomou e compagni, e beffa per la seconda volta un impietrito Da Costa.

Non so cosa abbia detto Delio Rossi ai suoi negli spogliatoi all’intervallo. Forse qualche frase di circostanza, oppure qualche rimprovero per le troppe distrazioni difensive. Comunque siano andate le cose, il Bologna torna in campo con un cambio. Fuori Acquafresca, dentro Cacia. E per il bomber ex Verona e Piacenza capita subito l’occasione che può valere una stagione. Frattali decide di gettare alle ortiche la buona sorte avuta nel primo tempo e svirgola inspiegabilmente il rinvio, favorendo il tocco a porta vuota da oltre 25 metri del numero 9 felsineo.

Il gol ha un effetto duplice. Delio Rossi opta per la prudenza e la difesa del risultato, come testimonia l’ingresso in campo di Maietta al posto di Krsticic, mentre Rastelli si gioca la carta Castaldo, perdendo in tal modo qualcosa alla voce “fluidità di manovra”, ma guadagnando decisamente in peso specifico.

Se la partita fino a quel momento era stata agonica, quello che succede dall’85 al 95’ supera decisamente l’immaginazione. L’Avellino attacca sornione, colpito duramente dal pareggio di Cacia e forse poco convinto di poter ribaltare nuovamente la sfida. Ma ci pensa un ivoriano, classe 1990, a rimettere la squadra di Rastelli sul binario giusto. Forse qualcuno di voi lo ricorderà perché è stato uno dei protagonisti della stupenda cavalcata del Pescara di Zeman nella stagione 2011/2012. Di nome fa Moussa Saib, di cognome Koné, e all’85’ fa partire un destro al volo dal limite dell’area che si infila direttamente sotto l’incrocio dei pali. E’ il gol che l’Avellino sperava di trovare per tornare in partita, ma è anche il gol che il Bologna non avrebbe mai dovuto e voluto prendere, perché a quel punto ogni pallone in mezzo all’area emiliana è un’avventura. Trotta rischia addirittura di fare tripletta, Castaldo maledice la traversa e Da Costa raccoglie sicuro l’ultimo cross di Bittante. Poi si sente solo il fischio finale di Mariani. E’ finita, siamo in finale.