editoriale

Con il Napoli partita proibitiva, ma abbiamo (quasi) tutto da perdere

Capita, in ambito sportivo, di ascoltare la terribile frase "Non abbiamo niente da perdere". Niente di più sbagliato, c'è sempre qualcosa da perdere, soprattutto da un punto di vista psicologico. Domenica si presenta una partita tecnicamente...

Matteo Ragazzi

Da 25 anni Napoli e il Napoli non respiravano l'aria di vetta che da qualche giorno innonda la città campana. Cosa significa? In maniera molto banale: società, staff tecnico e squadra viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. Traducendo: bontà del progetto, intelligenza e ottima preparazione tecnico-tattica di allenatore e staff, qualità della rosa. Ma i giudizi tra la fine della scorsa stagione e l'inizio di quella attuale erano opposti, tendenti al tragico, o forse al comico, dipende dai punti di vista. Si può essere insoddisfatti di una squadra/società che presenta tra le propria fila giocatori straordinari come Higuain, Insigne, Hamsik, Reina e tanti altri, che costantemente calca palcoscenici europei, con il bilancio da anni in attivo e attenta alla meritocrazia, premiando coraggiosamente figure professionali e di spessore come la coppia formata da Giuntoli-Sarri? La risposta mi pare scontata.

I confini nel calcio si manifestano in maniera labile, cerchiamo di non invadere gli estremi, sia positivi che negativi, di settimana in settimana. La sconfitta di Torino può aiutare l'ambiente in questo senso, ad uniformare le opinioni e scoprire le reali qualità del collettivo a disposizione di mister Donadoni: i limiti della rosa ora appaiono sicuramente più chiari, anche in ottica mercato, e segna una linea oltre la quale è obbligatorio – e saggio - non spingersi. Quindi bisognerà ingaggiare almeno una punta e un attaccante esterno, poiché è bastata la sola assenza di Destro per far collassare l'intero impianto offensivo rossoblù, complice anche l'impossibilità di reperire un'alternativa credibile alla coppia Giaccherini-Mounier. Il limite, ovviamente, è rappresentato dall'atteggiamento rinunciatario mostrato a Torino: se giochi a calcio imbastendo la tua partita, una potenziale sconfitta assume una dimensione completamente diversa, rinunciando perdi la partita con te stesso in ogni caso. Una questione mentale e di fiducia, prima che di punti e classifica. A proposito di Mounier, l'esterno francese deve giocare sempre e soprattutto in assenza di Destro, considerando anche la pochezza di spunti e opportunità offensive dei propri colleghi di reparto, senza scordarsi che l'ex Montpellier figura ancora come il miglior marcatore di questa squadra.

Proprio partendo da alcune di queste considerazioni, contro il Napoli abbiamo tutto da perdere.

È un'opione personale, sia chiaro e vorrei spiegare questo mio punto di vista. Innanzitutto non è possibile replicare la scialba prestazione di settimana scorsa, per riprendere il cammino di crescita e dimostrare la rarità di quel passo falso. Si può perdere contro una big, figuriamoci contro la squadra - nettamente – più in forma del campionato italiano. I dettagli fanno la differenza, in questo caso la sostanza. Una possibile imbarcata, con tanto di prestazione negativa, cancellerebbe immediatamente gli aspetti positivi delle tre prove consecutive che tanto hanno contribuito a galvanizzare l'ambiente: l'importante è quindi non perdere consapevolezza e fiducia nel proprio gioco e nelle proprie qualità. Perdere imponendo il proprio stile è profondamente diverso dall'essere umiliati. Sempre per il fattore psicologico prima tirato in ballo, una variante fondamentale tanto quanto la preparazione fisica degli atleti che scendono in campo. È quindi possibile fare punti? Sì, se il Napoli non si dimostra lo schiacciasassi delle ultime uscite e i rossoblù alzano il livello dell'intensità agonistica, magari aiutandosi con scelte oculate sin dal primo minuto. Rossettini potrà arginare Insigne? Ci penserà Donadoni, ma l'errore commesso con l'esclusione di Mounier non deve essere replicato. Anche per una mera questione statistica, gli uomini di Sarri non rendono in trasferta come in casa: primi al San Paolo con sei vittorie su sette e nessuna sconfitta, sedici i gol siglati e solo cinque quelli subiti; terzi lontano dalle mure amiche con tre vittorie, altrettanti pareggi e una sconfitta, numeri conditi da dieci reti fatte e quattro subite.

Essere se stessi e giocare a calcio è già una vittoria, i risultati sono una diretta conseguenza di ciò che metti in campo.