editoriale

Chi siamo, come saremo

Mi piacerebbe pensare che nel 2016, vista anche la mole imponente di episodi storici spiacevoli (eufemismo), la conoscenza dell’uomo medio vada oltre la media. E la conoscenza non è altro che un misto di buon senso, nozioni e quotidianità....

Matteo Ragazzi

Mi piacerebbe pensare che nel 2016, vista anche la mole imponente di episodi storici spiacevoli (eufemismo), la conoscenza dell'uomo medio vada oltre la media. E la conoscenza non è altro che un misto di buon senso, nozioni e quotidianità.

Ecco, con la stessa soddisfazione prendo atto della netta presa di posizione del BFC e di molti altri organi di informazione, tra cui importanti giornalisti sportivi possessori di fanbase enormi. Peccato, perché certi episodi extra campo non fanno altro che inquinare il nostro amato sport, fatto di un cuore gigantesco e passione infinita.

Passo e chiudo.

Apro invece la parentesi relativa al prossimo match di campionato, davvero molto interessante e che preannuncia spettacolo e bel gioco. Già, perché Bologna e Sassuolo sono due squadre che sanno giocare a calcio, con la voglia giusta per imporre contro chiunque le proprie idee calcistiche. Società economicamente forti, rose giovani e italiane, tecnici di livello: gli ingredienti perfetti per un buon cocktail esplosivi ci sono tutti, dentro e fuori dal campo.

Compiamo però un passo indietro uscendo dal rettangolo verde, perché il Sassuolo nell'ultimo anno è stato spesso e volentieri tirato in ballo come esempio di una gestione sportiva vincente e sostenibile.

"Il Bologna deve seguire le orme del Sassuolo", quanto volte lo abbiamo sentito. Giusto. Si parla con cognizione e consapevolezza di un progetto partito non troppo tempo prima del nostro, ma che ha visto i neroverdi commettere pochissimi errori gestionali a fronte di una continuità spaventosa. La continuità è un fattore fondamentale, se non il fattore fondamentale. Guardiamoci alle spalle, l'ultimo anno e mezzo non ha goduto di grande costanza. Ecco, del Sassuolo mi fa impazzire la capacità di adattamento della rosa agli ordini di Di Francesco: il numero di assenti conta relativamente, ognuno è conscio del proprio ruolo e conosce alla perfezione ciò che deve fare. Farsi trovare pronti. Ma per fare ciò serve tanto tempo passato assieme, giocare a memoria e conoscenza approfondita dei propri compagni.

Proprio ieri stavo pensando al figlio dell'allenatore dei neroverdi e immediatamente ho pensato a Politano. Una connessione rapida: Di Francesco può rappresentare un crack, ma non bisogna avere fretta. Spesso ho tirato in ballo Dybala come esempio lampante di crescita esponenziale ed espressione luminosa di talento. Un esempio limite, perché come l'argentino non ce ne sono tanti. Eppure Politano, dopo gli anni in Serie B a Pescara ha vissuto un anno di scarso minutaggio, di adattamento. Per prendersi, tutte in una volta, le luci della ribalta in questa stagione. Lo possiamo definire un caso di ottima gestione del proprio patrimonio, ma esistono molti altri casi simili.

Donsah, Rizzo, Pulgar, Oiko, Masina e chi per loro: aspettiamoli ancora, senza cambiare giudizio partita dopo partita. Le sorprese saranno pazzesche, chiedere di Simone Verdi. Il primo passo per diventare grandi, come complesso sportivo, è cambiare mentalità.

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