editoriale

Chi si accontenta, gode?

Sono le 23 ormai passate di un qualunque mercoledì sera di piena sessione invernale di esami. Il mio umore lo comprendete dalla prima frase, quindi se volete cambiare canale siete liberissimi di farlo. Se invece restate, vi ringrazio...

Redazione TuttoBolognaWeb

Sono le 23 ormai passate di un qualunque mercoledì sera di piena sessione invernale di esami. Il mio umore lo comprendete dalla prima frase, quindi se volete cambiare canale siete liberissimi di farlo. Se invece restate, vi ringrazio ponendovi una domanda dall’alto profilo esistenziale su uno dei temi più chiacchierati e discussi della storia, roba ai livelli del “meglio un uovo oggi o una gallina domani?”. E il quesito è il seguente: chi si accontenta, gode? Bella domanda, direte voi, e mi risponderete “Ma questo è un editoriale pallonaro, o una lezione di filosofia (anzi, di qualcosa che lontanamente ci si avvicina)?”. Tutto vero, siamo su Tuttobolognaweb e stiamo per parlare di calcio. Ma siccome questo bellissimo sport, come diceva Pier Paolo Pasolini, è la “metafora della vita”, non si può parlare dello stesso senza sviscerarne i contenuti esistenziali al suo interno. Mi spiego meglio, prima di far giorno. Il Bologna è secondo in classifica, ha 44 punti (quarantaquattro,00), a -6 dal Carpi e a +4 sul Livorno, ha vinto 5 delle ultime sei partite, è in piena zona promozione diretta ed è reduce da un calciomercato straordinariamente importante per la categoria. Eppure qualcosa non va. Perché il Bologna gioca male. Pure se fa punti. E i nuovi acquisti devono giocare. E allora fa tutto schifo.

Nella vita difficilmente mi accontento, e nemmeno stavolta lo faccio. Se non vi sembra così, vi invito a rileggere quanto appena scritto qui sopra. Francamente, pur senza un gioco trascendentale e con poche alternative all’ormai rodato 4-3-1-2, vi dico che mi “accontenterei” di ritrovarmi in strada a maggio a festeggiare un qualcosa di importante, il primo passo per la crescita del Bologna a stelle e strisce. Anche perché a Parma, a due passi da qui, non se la passano benissimo visto che la società è stata appena venduta per “un euro” ed è in un mare di debiti, e lamentarsi mi sembra un tantino esagerato. Dunque, chi si accontenta gode? Se tutto ciò significa accontentarsi, allora credo proprio di sì.