editoriale

Bologna prevedibile: mancano stimoli

Quattro sconfitte di fila. Terza consecutiva in casa. Quindicesimo goal subìto considerando gli ultimi quindici minuti più recupero della partita. La solita disattenzione difensiva. Una sola palla goal in novanta minuti. Due goal fatti nelle...

Giacomo Bianchi

Quattro sconfitte di fila. Terza consecutiva in casa. Quindicesimo goal subìto considerando gli ultimi quindici minuti più recupero della partita. La solita disattenzione difensiva. Una sola palla goal in novanta minuti. Due goal fatti nelle ultime quattro partite, uno contro la Sampdoria ed uno a partita già virtualmente chiusa contro il Napoli. Dodici goal subiti, nelle stesse quattro partite (dato che non rende pienamente conto della realtà, perché fortemente influenzato dai 7 goal presi con il Napoli). Insomma, questi numeri, messi uno dopo l’altro, danno l’idea di una squadra in difficoltà evidente, che si è persa nell’ultimo mese dopo un inizio di 2017 decisamente positivo, che aveva portato i rossoblù addirittura nella parte sinistra della classifica. E allora, come si spiega questo calo?

Secondo me ci sono una serie di fattori che devono essere presi in considerazione: in primis c'è un aspetto tecnico, poi la crescita del livello degli avversari rispetto alle gare di inizio gennaio, un problema di natura psicologica, e anche la presenza di fattori esterni che hanno condizionato alcuni momenti delle partite ma che non avrebbero dovuto farlo. Dal punto di vista tecnico, è evidente che il Bologna sia diventata una squadra prevedibile. Si fa fatica a creare, si fa fatica a concludere, gli attaccanti giocano molto spalle alla porta e difficilmente la guardano frontalmente. Verdi e Krejci sono giocatori con i polmoni d'acciaio, cavalcano la fascia sia per attaccare che per difendere, ma forse fanno fin troppo i terzini aggiunti e secondo me bisognerebbe slegarli dai compiti difensivi dati dalla paura di prendere goal, e fare sì che si preoccupino solo di attaccare i loro avversari. Krejci sta attraversando un momento difficile? Vero. Verdi non è lo stesso di inizio stagione? Altrettanto vero. Ma se provo ad immaginare il ceco che, anziché preoccuparsi dell'esterno avversario, pensa solo a partire da sinistra e giocarsela uno contro uno con il suo marcatore, sono convinto che qualcosa potrebbe cambiare. Un eventuale cambio di modulo, secondo me sarebbe utile sia per togliere un po' della prevedibilità che si è creata nell'ultimo periodo, sia per esaltare le caratteristiche dei giocatori rossoblu, che andrebbero valorizzate diversamente. C'è poi l'aspetto mentale: possiamo raccontarcela finché vogliamo, ma questa squadra si sente già salva, e purtroppo non ha un traguardo prefissato verso il quale andare incontro. L'obiettivo che la Società si è posta, ovvero fare meglio della scorsa stagione, è concreto e non è una presa in giro come qualcuno vuole fare credere. Però per chi scende in campo gli stimoli legati a lottare per l'Europa, il campionato o la salvezza (quindi qualcosa di concreto) sono diversi rispetto al raggiungimento dei teorici 43 punti (uno in più dell'anno scorso) che dovrebbero avere i giocatori rossoblu. E allora, purtroppo, inconsciamente scatta qualcosa al quale non si può reagire.

Sono dell'idea che se dopo tre sconfitte di fila la classifica sarebbe stata preoccupante, la seppur buona prova agonistica vista contro l'Inter sarebbe stata doppia, tripla, quadrupla per intensità. E invece, questo non succede. I giocatori sono amareggiati, i tifosi anche, ma a parte qualche fischio e qualche polemica per la delusione, nessuno si sentirà accusato e ferito nell'orgoglio per questo momento decisamente opaco. Purtroppo, è la realtà dei fatti, sebbene sia una cosa orribile da dire e da pensare. Concludendo l'analisi di queste quattro sconfitte consecutive, al di là dei fattori esterni (non voglio perdere tempo per parlare di arbitri, sappiamo tutti quello che è successo e se ne è discusso fin troppo), non dimentichiamoci contro chi si sono giocate queste quattro gare. Perdere in casa con Napoli, Inter e Milan non è un disonore, e sarebbe stato decisamente più preoccupante se si fosse perso contro Chievo, Empoli e Pescara. Non vuole essere un'attenuante, ci mancherebbe. Tutti ci aspettiamo di più dal Bologna, però ragionando in maniera assoluta, alla fine le sconfitte sono arrivate contro squadre che a fine anno arriveranno nelle prime cinque posizioni della classifica. È un momento così, di rabbia e amarezza. Dopo queste settimane difficili, domenica si potrà già rispondere in maniera convincente, forse contro l'unica squadra che sta peggio dei rossoblu dal punto di vista psicologico. Bisogna reagire, per se stessi, e per la gente.