editoriale

Andiamo a giocarcela

Andare a Roma da vittima sacrificale? No, assolutamente no. Questo ha insegnato l’Empoli una settimana fa, quando contro i giallorossi di Spalletti ha fornito una prova brutta, sporca, cattiva e da squadra che pensa a difendersi con umiltà,...

Giacomo Bianchi

Andare a Roma da vittima sacrificale? No, assolutamente no. Questo ha insegnato l'Empoli una settimana fa, quando contro i giallorossi di Spalletti ha fornito una prova brutta, sporca, cattiva e da squadra che pensa a difendersi con umiltà, ma allo stesso tempo ha la consapevolezza di potersela giocare contro i più blasonati avversari. Il Bologna non è l'Empoli, il Bologna è meglio dell'Empoli. Lo dice la rosa, lo dice la classifica, lo dicono i numeri, insomma è abbastanza evidente come i rossoblù in questo momento siano meglio dei toscani. Ma, paradossalmente, l'Empoli deve diventare un esempio: non si può pensare di giocarsela alla pari con la Roma (sarebbe un errore di presunzione imperdonabile), e allora bisogna trovare le giuste chiavi per imbrigliare i giallorossi. Farlo all'Olimpico sarà ancora più dura, ma niente è impossibile; spesso, per giustificare una netta superiorità avversaria, ci si affida a luoghi comuni del tipo “le partite cominciano tutte 0-0”, “la palla è rotonda e dunque vederemo”, “il calcio non è una scienza regolare” e simili, che però mai come in questo caso devono essere da spunto, per evitare di considerarsi già battuti.

Il Bologna domenica sera dovrà essere unito e compatto, dovrà essere squadra: dovrà succedere questo prima di tutto, prima di tutti gli aspetti tecnico-tattici che verranno pensati e messi in pratica per limitare la Roma. Bisognerà riuscire a entrare in campo concentrati fin da subito, consci che la corsa di Salah potrà mettere in difficoltà Masina, consci che per Floccari o Sadiq giocarsi novanta minuti contro Manolas e Fazio sarà addirittura più complicato del pensiero che abbiamo in mente, consci che per limitare le geometrie di Paredes e la corsa e l'agonismo di De Rossi o Nainggolan servirà una prova super di Dzemaili, Nagy e Taider. E poi ci sarà Edin Dzeko: il giocatore più criticato dello scorso campionato sta dimostrando quanto realmente vale, ed ecco che sarà lui il pericolo più grosso. Helander e il suo compagno di reparto non dovranno sbagliare nulla, non dovranno dare nulla per scontato, non dovranno calare l'attenzione per un solo secondo. E con loro tutta la linea di retroguardia, con il rientrante Krafth che se la vedrà con El Sharawy (o Perotti) e dovrà riuscire a limitarne estro e corsa.

Tornerei un attimo sull'aspetto del centrale di difesa. Si è parlato ampiamente del discorso Gastaldello, e non vorrei tornarci su. Vorrei invece ragionare sulla sua sostituzione. La rosa di opzioni prevede la scelta di uno tra Oikonomou, Ferrari e Dzemaili. Fermo restando che mi sembra di capire che (infortuni a parte) Oikonomou sia finito in fondo alle gerarchie del mister, mi chiedo se quella contro Salah, Dzeko, Perotti e Totti sia la partita giusta per ridare campo a Ferrari dopo sei mesi dalla sua ultima partita ufficiale (fu l'emozionantissimo Chievo- Bologna di inizio maggio). Attenzione, non sto dicendo che non mi fido di lui, ma sto facendo un discorso sul ritmo partita e sull'assenza prolungata dal campo, fattori che hanno bisogno di tempo per tornare al massimo. E domenica sera ci sarà bisogno del massimo, da tutti. Ecco allora che non penso sia un'eresia quella di vedere schierato Dzemaili in mezzo alla difesa, dopo la buonissima prova contro la Fiorentina; questa possibilità potrebbe aprire le porte a Godfred Donash, che dopo la (discreta) gara contro la Lazio non ha più visto il campo, e forse meriterebbe una chance in più. In tutto ciò, bisognerà capire se “il grande ex” avrà possibilità di giocare anche solo uno scampolo di partita: la cosa buona è che ieri Destro si è tornato ad allenare con gruppo, facendo alzare le percentuali di un suo impiego domenica sera. C'è bisogno di lui, come c'è bisogno di tutti. E tornando alla più banale delle frasi fatte: “Andiamo a giocarcela, non partiamo battuti”. Crediamoci, forse una possibilità l'abbiamo davvero.