editoriale

A Verona il Bologna sfida se stesso: proseguire il percorso di crescita per risalire la classifica

Il potere di una non rivoluzione. La forza del silenzio, della tranquillità apparente che si può percepire solo da fuori, perché mai e poi mai, in determinate situazioni, chi la vive da dentro può far trasparire certe emozioni. Da qui,...

Matteo Ragazzi

Il potere di una non rivoluzione. La forza del silenzio, della tranquillità apparente che si può percepire solo da fuori, perché mai e poi mai, in determinate situazioni, chi la vive da dentro può far trasparire certe emozioni. Da qui, sicuramente, ripartiranno Donadoni e la truppa rossoblù. E dal fragoroso 3-0 di domenica scorsa, ovviamente.

Una crescita caratteriale improvvisa, figlia di una testa più leggera a partire proprio da domenica 1 novembre, ore 16 e 10 o giù di lì. Ossia da quando Toloi regala palla a Giaccherini che, come uno squale assapora l'odore del sangue, si fionda in area pronto a spaccare la porta. La prestazione che ne segue è una logica conseguenza di quel momento.  A Verona, quindi, per cercare una continuità caratteriale e di unità di squadra che sino ad oggi è sempre mancata. Una conferma anche a livello individuale: vedi alle voci Destro e Giaccherini, ma non solo. La coppia Taider e Donsah, alla presa con una condizione fisica non eccezionale o un Rizzo sempre più imprescendibile, passando per la ritrovata solidità di Rossettini. Il gioco e i risultati seguono a ruota l'affermazione di questo insieme non trascurabile di fattori. Il ritorno nell'undici titolare di Maietta garantisce tanta leadership e solidità difensiva individuale che ultimamente è mancata come l'acqua nel deserto. Ledership: parola chiave rafforzata dalla presenza di Giaccherini, a fronte di una squadra sempre giovane ma con un'età media più alta e quindi meno ingenua, soprattutto nel pacchetto arretrato. Più squadra in poche parole. Finalmente. Un progresso da conquistare in casa di un Hellas ultimo in classifica e in difficoltà sotto tutti i punti di vista. Gli scaligeri “vantano” il peggior attacco della Seria A e il non invidiabile record di zero vittorie in undici partite: la panchina di Mandorlini trema pericolosamente e l'infermeria piena non aiuta il compito dell'ex mister rossoblù.

Una missione fattibile che obbliga moralmente i rossoblù a giocare per conquistare i tre punti. Assolutamente non una banalità, anche perché un punto conquistato fuori casa sul campo di una diretta concorrente potrebbe essere generlamente percepito come un risultato accettabile. La realtà, a mio parere, racconta altro: una classifica cortissima che vede i rossoblù ad un solo punto dall'ultima piazza utile per mantenere la categoria. Non solo, in quattro punti (dal Frosinone all'Empoli) sono racchiuse sei squadre e una possibile vittoria significherebbe allontanare la coppia di coda e risucchiare tutto il gruppone presente sino alla dodicesima posizione. Ecco perché un punto sarebbe ultile per muovere la classifica, ma non consentirebbe al Bologna di effettuare quello step fondamentale per crescere e inviare un chiaro segnale a tutte le altre dirette concorrenti.

Ma forse non è tutto qui: il Bologna osservato per undici giornate è risultato spesso e volentieri insufficiente, ma offrendo sempre agli addetti ai lavori la percezione di una squadra costantemente in leggera crescita e con un potenziale ancora largamente inespresso. Il livello di Frosinone e Carpi, probabilmente, resterà tale fino al termine del campionato, mentre i rossoblù sono sì ancorati in fondo alla classifica, ma vivendo un contesto differente in cui la sensazione di crescita è tangibile. E con un mercato di riparazione ancora da affrontare, sicuramente più favorevole al Bologna da un punto di vista di possibilità economiche rispetto ad un Empoli qualsiasi. Il peggior Bologna si gioca strenuamente la salvezza, il miglior Bologna (visto dalla partita di Carpi, ossia con l'undici titolare tipo a disposizione) potrebbe teoricamente aspirare a salvarsi con qualche patema in meno.

Con una vittoria si aprirebbero le porte di un nuovo campionato, pronto per essere disputato alla pari, anche dal punto di vista della classifica. Sarebbe un peccato mortale negarsi questa opportunità.